Europa o Coppa Italia, è sempre fenomeno Atalanta

 

BERGAMO. – Riecco l’Atalanta-mania. Una vittoria di prestigio e la festa tra due ali di folla, col condottiero Gian Piero Gasperini e il suo esercito, in pullman e a passo d’uomo per poi scendere e intonare cori in mezzo ai tifosi, ad accendere l’entusiasmo. A Bergamo di archi trionfali non ne esistono, e come per l’anno scorso val bene l’attesa della squadra imbarcata a Capodichino per celebrarla al ritorno, all’aeroporto di Orio al Serio.

Era accaduto dopo la doppietta di Caldara alle 23.30 circa del 25 febbraio 2017, è successo di nuovo dopo il 2-1 sempre in casa del Napoli (davanti a 24 aficionados nel settore ospiti) con gli acuti di Castagne e Gomez contro cui nemmeno Mertens ha potuto nulla.

Le semifinali di Coppa Italia sono una realtà dopo quasi 22 anni: all’epoca l’Atalanta di Mondonico, battuto il Cagliari, dovette superare l’ostacolo Bologna per poi arrendersi alla Fiorentina nella doppia finale. Nel precedente di campionato gli eroi del calcio all’ombra delle Mura Venete si erano limitati a salutare affacciati alla porta del mezzo che li riportava alla sede di Zingonia.

Consumata la vendetta a distanza per l’ottavo al “San Paolo” del 25 gennaio ’14 (3-1: De Luca, doppietta di Callejon e Insigne), hanno cercato e voluto il contatto fisico, l’abbraccio: forse tremilacinquecento le persone assiepate davanti al padiglione degli arrivi, forse di più.

Lo scalo bergamasco, non a caso, è il simbolo dei nerazzurri protesi alla conquista dell’Europa: è da qui che partono squadra e tifosi, su charter e voli di linea, nell’avventura nella sorella minore della Champions. Il tecnico è il primo a negare paragoni con la stagione 2016-2017 del quarto posto e dell’accesso all’Europa League, ma stavolta i suoi sono in corsa su tutti e tre i fronti, compreso il trofeo della coccarda che è l’unico in bacheca, conquistato il 2 giugno del ’63 a Milano battendo 3-1 il Torino con tripletta di Domenghini e gol della bandiera di Ferrini.

Le parate d’onore sulla corriera con logo e colori sociali del club hanno sempre un significato speciale, vedi quella in pieno centro, tra il viale Papa Giovanni XXIII e Porta Nuova, del 27 novembre 2016 allorché l’allegra banda del Gasp colse la sesta vittoria di fila a Bologna (Masiello e Kurtic) eguagliando il record di Stefano Colantuono proprio contro i rossoblù del 29 marzo 2014 (De Luca ed Estigarribia).

Ha ragione l’allenatore, l’Atalanta non è più la stessa cosa: sono partite la delusione Paloschi e le plusvalenze su due gambe Conti, Gagliardini e Kessie; sono arrivati Ilicic, che toglie pressione a Gomez pur accontentandosi spesso di ruoli da rincalzo, più Gosens, Castagne, Hateboer, Mancini, Haas, Schmidt, Vido, Orsolini e Cornelius. Le basi per il futuro, visto il preventivato addio in direzione Juventus di Caldara e Spinazzola e forse di qualche altra pedina che fa gola alle big. E se oggi trionfo è stato, figuriamoci se a febbraio (il 15 in trasferta, il 22 in casa) si dovessero passare anche i sedicesimi in Europa League contro il Borussia Dortmund.

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