Si vota solo domenica 4 marzo, election day Lombardia e Lazio

Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio
Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio . ANSA/ LUCA ZENNARO
Un momento delle votazioni . ANSA/ LUCA ZENNARO

MILANO. – Non solo politiche: il 4 marzo (seggi aperti solo la domenica, dalle 7 alle 23) si voterà anche per il rinnovo dei consigli regionali di Lazio e Lombardia. A decidere l’election day nelle due regioni sono stati il prefetto di Milano e il governatore del Lazio Zingaretti. Le altre regioni che devono votare nel 2018 (Molise, Friuli, Trentino, Valle d’Aosta, Basilicata) lo faranno più avanti.

In Lombardia la corsa per ora è a tre. Per il centrodestra il leghista Roberto Maroni, che è al termine del suo primo mandato ma ancora non ha ufficializzato la sua ricandidatura. Per il centrosinistra, ma senza il sostegno di Liberi e Uguali, il sindaco di Bergamo e amico di Renzi Giorgio Gori. Per il Movimento 5 Stelle, il trentaduenne Dario Violi, consigliere regionale uscente.

In Lombardia la decisione di votare insieme alle politiche vede tutti d’accordo. Gori dice di non essere “spaventato” dal maggior numero di votanti, Violi sostiene che i cinque stelle sono sempre stati favorevoli “a non allungare il brodo della legislatura Maroni”, Matteo Salvini dà la carica a Maroni e prevede che il 4 marzo sarà “un giorno di liberazione nazionale”.

Nel frattempo tiene banco la polemica sul “restyling” dei gruppi in questi ultimi giorni di vita del consiglio regionale lombardo. C’è un grande cambiamento di sigle: ad esempio “Patto Civico” che aveva sostenuto la candidatura a governatore di Umberto Ambrosoli ha chiesto la denominazione “Gori presidente” e gli Ncd sono diventati “Noi con l’Italia”. Sigle nuove che grazie al fatto di risultare presenti nell’attuale consiglio regionale – anche per una manciata di giorni – non saranno costrette a raccogliere le firme per le candidature. Il caso è stato sollevato dai cinque stelle, che l’hanno ribattezzato “operazione Frankenstein”.

A Roma, all’appello delle candidature manca ancora quella del centrodestra. Se il Pd si affiderà al governatore uscente Nicola Zingaretti e i cinque stelle hanno prescelto con un voto online la deputata Roberta Lombardi, il centrodestra è ancora in alto mare: in pista c’è il popolare sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che piace a destra ma ha il problema di non essere di Forza Italia. E invece Berlusconi vorrebbe che si il candidato governatore fosse uno dei suoi, come Maurizio Gasparri.

Nel Lazio le polemiche pre-elettorali riguardano soprattutto Virginia Raggi, che non è candidata, ma dal Campidoglio può giocare un ruolo importante a sostegno dei cinque stelle. La sindaca è nel mirino del Pd per la mossa dei suoi legali, che sono riusciti a far slittare a dopo le elezioni il processo sulla nomina di Renato Marra dove è imputata per falso. Lorenza Bonaccorsi, presidente del Pd Lazio, commenta: “E’ una furbizia M5s per evitare il giudizio in campagna elettorale. I romani restano nell’incertezza se hanno un sindaco condannato o meno”.

(di Marco DEll’Omo/ANSA)

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