Maroni lascia, in Lombardia la Lega schiera Fontana

 

 

MILANO. – Comunque andranno le elezioni regionali del 4 marzo, Roberto Maroni non sarà il prossimo presidente della Lombardia. Lui stesso, a meno di due mesi dal voto, ha confermato che non intende ricandidarsi e ha augurato un “in bocca al lupo” al suo sostituto Attilio Fontana, l’ex sindaco leghista di Varese, di cui è amico da anni.

Anche se il governatore ha detto di aver informato del suo addio “tempo fa” il segretario della Lega Matteo Salvini e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, la notizia ha colto molti (nello stesso centrodestra e anche in giunta) come un fulmine a ciel sereno e ha ravvivato le speranze di vittoria degli avversari.

“La partita della Regione Lombardia è più aperta che mai. Forse non è mai stata così alla portata del Pd e del centrosinistra, anche grazie a un candidato forte e solido come Giorgio Gori” ha scritto il segretario Pd Matteo Renzi convinto che “stavolta si può fare”.

Anche per questo, subito dopo la conferenza stampa di Maroni si sono moltiplicati gli appelli per un centrosinistra unito rivolto soprattutto a Liberi e Uguali. Lo ha fatto il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina e lo stesso Gori. “Non ci sono motivi di divisione né politici né personali. Quindi – ha assicurato il sindaco di Bergamo – la porta non è aperta, è spalancata”.

Al momento però non sono arrivate risposte positive. Anzi, il consigliere regionale Onorio Rosati ha spiegato che “non ci sono le condizioni politiche per riaprire” e il 10 gennaio, alla presenza di Pietro Grasso, l’assemblea regionale di LeU indicherà il proprio candidato governatore. Per Maroni però non ci sono rischi di perdere la Regione che il centrodestra guida dal 1994.

“Non mi reputo così straordinariamente fondamentale – ha spiegato – da essere l’unico nel centrodestra a vincere in Lombardia. Ce ne sono tanti, per fortuna c’è una classe dirigente assolutamente all’altezza e in grado di sconfiggere chiunque”. E la scelta dei leader della coalizione che si sono riuniti domenica ad Arcore “ritengo non sia fatta per perdere ma per vincere. Quindi – ha detto – non ho nessuna preoccupazione”.

La sua sola preoccupazione anche se in chiave nazionale è il rischio di vedere Luigi Di Maio premier: “lui è una Raggi al cubo”. Con lui al Governo “l’Italia rischia di diventare come spelacchio”. Lo scontro con i 5stelle è aperto e infatti il candidato premier pentastellato ha commentato che quella di centrodestra è “una clamorosa ammucchiata” di gente che “fa promesse per poltrone”.

E il candidato M5s lombardo, Dario Violi ha aggiunto che l’addio di Maroni certifica “il fallimento di 5 anni di amministrazione” con un passo indietro fatto “nella speranza di andare a Roma”. Secondo il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, però, Fontana è “assolutamente adatto a fare il presidente”. E Salvini è così convinto che l’ex sindaco possa vincere che in un tweet ha detto: “grazie a Roberto Maroni e alla sua squadra” augurando “buon lavoro al bravo Attilio Fontana per i prossimi 5 anni”.

Fontana è stato indicato all’unanimità dal consiglio nazionale della Lega Lombarda, presenti anche Maroni e Umberto Bossi. Lui subito ha pensato alla coalizione, ma ancora oggi il capogruppo al Senato di Forza Italia Paolo Romani non escludeva la candidatura di Mariastella Gelmini: “Secondo me Maroni vuole cambiare mestiere. Non escludo che il candidato della Regione Lombardia possa provenire da Forza Italia. Maria Stella Gelmini per esempio sarebbe tranquillamente in grado”.

Ma Fontana si è detto fiducioso: “Mi prendo 24 ore di tempo per incontrare gli alleati e sentire il loro parere. Ringrazio il movimento per la fiducia. Sono onorato e darò il massimo”.