Alfredo Romero: “Il dialogo non ha fermato la persecuzione politica”

Alfredo Romero: "Più di settemila persone sono ancora sotto stretta sorveglianza"
Alfredo Romero: “Più di settemila persone sono ancora sotto stretta sorveglianza”

Caracas. – Il dialogo non ha fermato la persecuzione politica. Alfredo Romero,principale  esponente del Foro Penale Venezuelano, spiega che più di settemila persone sono ancora sotto stretta sorveglianza e a nessuno è stata concessa la libertà piena: 7178 di preciso. Nessuno degli “ex carcerati” gode, dunque, di libertà senza condizioni.

“Si deve sapere che nessuna persona scarcerata beneficia della piena libertà. La libertà implica che non ci sia un processo in corso e che non ci siano restrizioni di nessun tipo. Ma questo non avviene: ci sono persone che continuano con la proibizione di uscire dal paese, altre dalla città dove si trovano, altre ancora devono presentarsi regolarmente ai tribunali e, comunque, potrebbero essere processati e nuovamente incarcerati” ha spiegato Romero nel programma PrimeraPágina di Globovisión.

Quindi, le 7178 persone detenute dal 2014, continuano tutte sottomesse a misure cautelari. E se non bastasse, Romero ha aggiunto che ci sono ancora casi civili processati in tribunali militari.

“Questo è incostituzionale e viola i diritti umani” ha ribadito Romero.

L’avvocato ha ricordato che più di 700 detenuti sono stati processati da militari. Addirittura, tutti quelli che non stati scarcerati affrontano ancora udienze militari. In pochissimi sono riusciti a passare ai tribunali civili.

Continua la persecuzione politica

Secondo il presidente del Foro Penale, il dialogo sull’eventuale negoziato tra governo ed opposizione non ha frenato la persecuzione politica.

– Dal 1mo di gennaio finora abbiamo registrato per lo meno 4 detenzioni considerate come prigionieri politici -ha informato- perciò il dialogo sta servendo a ben poco. Basti sapere che dicembre è stato il mese con meno scarcerazioni -ha proseguito Romeo -solamente 48.

E secondo l’avvocato, questo significa che il governo stava, comunque, scarcerando persone. Anche se poi sono state mantenute in condizione di libertà limitata o sorvegliata. Perciò il dialogo, tutto sommato, ha prodotto meno scarcerazioni e più repressione.

Su questo particolare Romero è duro. Ha criticato che si siano utilizzati i prigionieri politici come fiches per il negoziato o, peggio ancora, come merce di scambio.

“L’avevamo stabilito chiaramente al presidente dell’Assemblea Nazionale, senza ricevere risposta. Il nostro comunicato lo stabiliva: è necessario liberare tutti i prigionieri politici senza nessuna pre condizione. Perché se i prigionieri politici diventano un punto da negoziare, il governo può anche percepire l’utilità delle carcerazioni.

Dunque, si alcuni e se ne imprigioniamo degli altri, così si tira avanti il “negoziato.”

Una ipotesi machiavellica ,quella di Romero ma, tutto sommato, potrebbe anche servire al governo per allungare i tempi.

Il direttore del Foro Penal ha posto l’enfasi sul fatto che il 2017 è stato l’anno che ha registrato il numero più elevato di prigionieri politici: ben 848. Mentre il 2016 aveva avuto soltanto 69. La maggior parte delle detenzioni si collega con le proteste accadute per mesi. Ma non tutte. Già in questi primi giorni del 2018, l’avvocato ha contabilizzato alcune detenzioni in Mérida per manifestazioni popolari contro la scarsità di cibo.

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