Elezioni 4 marzo, il conto delle promesse elettorali è miliardario

Alcuni contrassegni affissi al Viminale per la presentazione dei simboli elettorali, Roma, 21 gennaio 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Ai blocchi di partenza della campagna elettorale, è già assai salato il conto delle misure promesse dai partiti. Per coprire gli impegni sui tagli di tasse, pensioni e, da ultimo, anche il canone Rai, servirebbe un tesoretto che supera già di molto, secondo calcoli a spanne, i 100 miliardi di euro.

Matteo Salvini chiede a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni di assumere come primo impegno l’abrogazione della legge Fornero, un intervento che, secondo l’Inps, costerebbe fino a 140 miliardi nel 2020.

Ma anche “solo” per portare le pensioni minime a 1.000 euro, come vorrebbe il Cavaliere, servono circa 18 miliardi, e per tagliare il bollo auto servirebbero fino a 6 miliardi.

Il costo dell’estensione degli 80 euro alle famiglie, voluta da Matteo Renzi, potrebbe essere tra i 4 e i 6 miliardi, a seconda dei parametri.

E il reddito di cittadinanza M5s? Intorno ai 15 miliardi, secondo la loro proposta, o circa 84 miliardi, ha stimato in un post lo stesso Renzi, denunciando le promesse “iperboliche” degli avversari: “tra reddito di dignità a mille euro, pensioni minime – ha scritto il leader Dem – flat tax al 20% e no tax area fino a 13mila euro, il centrodestra propone misure per 157 miliardi”.

Ma in queste ore a far discutere è proprio un’ipotesi di proposta del segretario Pd, per l’abolizione del canone Rai. E non tanto per i costi – la cifra da coprire per la fiscalità generale sarebbero i circa 1,7 miliardi incassati dalla tv di Stato nel 2016 – quanto per la praticabilità di quella che Carlo Calenda ha definito “una partita di giro”.

Insieme a quella del leader di LeU di cancellare le tasse universitarie.

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