Trump, discorso stato Unione: “Costruiamo un’America sicura e orgogliosa”

President Donald J. Trump batte le mani una volta terminato il il discorso State of the Union. EPA/WIN MCNAMEE / POOL

NEW YORK. – “Questo è il nostro nuovo momento americano. Non c’è mai stato momento migliore per cominciare a vivere il sogno americano”. Nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione davanti alle camere riunite, sotto lo sguardo gelido di una Melania irritata dal riaffiorare di un vecchia affaire del marito con una pornostar, Donald Trump infonde fiducia agli americani. E vanta gli “straordinari successi” del suo primo anno profondamente divisivo alla Casa Bianca lanciando un appello all’unità al paese e ai democratici per lavorare insieme nel secondo.

Una “mano tesa” che gli serve per approvare in Congresso, dove sono necessari anche i voti dei democratici, i nodi dell’immigrazione e un piano per nuove infrastrutture da 1.500 miliardi di dollari ma restando fermo sulle proprie posizioni. Unica sorpresa l’annuncio di un ordine esecutivo per tenere aperta la prigione di Guantanamo che Barack Obama voleva chiudere: “un’altra promessa mantenuta”.

Per il resto 80 minuti di slogan, successi e applausi senza analisi o riflessioni profonde, usando un tono presidenziale e opportunisticamente bipartisan. “Insieme stiamo costruendo un’America sicura, forte e orgogliosa”, ha esordito. “Stasera vi chiedo di mettere da parte le nostre differenze, di cercare un terreno comune e di trovare l’unità”, ha proseguito.

“Questa sera, voglio parlare del tipo di futuro che avremo e del tipo di nazione che saremo. Tutti noi, insieme, come una sola squadra, un solo popolo, una sola famiglia americana”, ha aggiunto, ricordando che al centro della vita americana ci sono “la fede e la famiglia, non il governo e la burocrazia”.

“Stasera sto tendendo una mano per lavorare con i membri di entrambi i partiti, democratici e repubblicani, per proteggere i nostri cittadini, di qualsiasi estrazione, colore e credo”, ha incalzato prima di rilanciare il suo piano per regolarizzare 1,8 milioni di illegali, “tre volte il numero della precedente amministrazione”, in cambio dei fondi per il muro col Messico, l’aumento di agenti, la fine della lotteria dei visti e la limitazione della “catena migratoria” al coniuge e ai figli minorenni.

Un “compromesso” indigesto ai democratici, che hanno fischiato il passaggio sul giro di vite contro l’immigrazione e portato come ospiti una ventina di dreamers, i giovani portati in Usa quando erano bambini da genitori illegali e che a marzo rischiano l’espulsione se non si troverà un accordo dopo l’abolizione del programma obamiano che li tutelava. Ma Trump ha ammonito che non cederà: “è mio dovere proteggere gli americani, perché anche gli americani sono dreamers”.

I dem sono rimasti delusi e impassibili, affidando la tradizionale replica al deputato Joe Kennedy III, il delfino di una delle dinastie più famose d’America, pronipote di John Fitzgerald Kennedy: “i bulli possono sferrare un pugno e lasciare il segno, ma non sono mai riusciti a eguagliare la forza e lo spirito del popolo unito in difesa del suo futuro”.

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