Gerusalemme vuole che paghino le tasse, Chiese in rivolta

Vista di Gerusalemme

TEL AVIV. – Tensione a Gerusalemme tra le Chiese ed il sindaco Nir Barkat che esige che centinaia di immobili religiosi e delle Nazioni Unite paghino le tasse comunali, da cui finora erano stati esentati. L’obiettivo del municipio, ha spiegato il giornale Israel ha-Yom, è di raccogliere una cifra che dovrebbe ammontare a 650 milioni di shekel, circa 150 milioni di euro.

L’iniziativa – giunta in apparenza a sorpresa per gli interessati – ha innescato la dura reazione dei Capi delle Chiese di Gerusalemme: “contrasta con la posizione storica delle Chiese nella Città santa rispetto alle autorità civili nel corso dei secoli”.

In passato quelle autorità civili “hanno sempre riconosciuto e mostrato rispetto – hanno scritto in un documento – per il grande contributo delle Chiese cristiane, che hanno investito miliardi nella Terra santa nella costruzione di scuole, ospedali e case a beneficio degli anziani e dei bisognosi”. Sta adesso al sindaco, affermano, revocare la sua decisione e confermare lo status quo.

Una portavoce del sindaco ha assicurato all’ANSA che “il municipio mantiene contatti buoni e rispettosi con le Chiese della città. Continuerà a provvedere alle loro necessità e a garantire la loro piena libertà di culto”. Le esenzioni dalle tasse municipali (Arnona, in ebraico), ha precisato, resteranno sempre in vigore per i luoghi di preghiera. “Ma non possiamo esentare invece – ha aggiunto – alberghi, sale ed esercizi per il semplice fatto che sono di proprietà delle Chiese. Essi sono utilizzati per attività commerciali”. Spiegazioni che non convincono i Capi delle Chiese.

Nel documento – sottoscritto da una quindicina di religiosi fra cui l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino Pierbattista Pizzaballa e il Custode di Terra Santa Francesco Patton, oltre al Patriarca greco-ortodosso Teofilo III – si avverte che la nuova politica del sindaco “mina alla base il carattere sacro di Gerusalemme, e minaccia la capacità della Chiesa di condurre il proprio ministero in questa terra a beneficio delle sue comunità”.

Da parte sua il municipio indica già una via di uscita dalla crisi e ne addossa la responsabilità al governo israeliano il quale, afferma, ha imposto alla popolazione di Gerusalemme il fardello delle esenzioni dalle tasse municipali per quelle istituzioni. A questo punto o il governo, per continuare ad onorare gli impegni con le Chiese e con le Nazioni Unite, indennizzerà il municipio per i mancati proventi, oppure quelle tasse saranno effettivamente riscosse.

Secondo il quotidiano Israel ha-Yom la vicenda rientra inoltre nelle tensioni maturate negli ultimi mesi fra il sindaco Barkat – che aspira a diventare un protagonista della politica nazionale, possibilmente nelle fila del Likud – ed il ministro delle finanze Moshe Kahlon. Questi è accusato dal municipio di non aver destinato a Gerusalemme fondi necessari per lo sviluppo. Con le attuali pressioni il sindaco cercherebbe di forzare la mano al ministro per obbligarlo ad elargire i fondi attesi.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

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