Il ritorno di Romney, un futuro da leader anti-Trump

Jeb Bush e Mitt Romney

NEW YORK. – C’è un repubblicano da cui Donald Trump dovrà guardarsi le spalle in futuro: è Mitt Romney, il due volte candidato presidenziale, nel 2008 e 2012, che ha deciso di scendere di nuovo in campo. L’annuncio era atteso da tempo ed è arrivato con un videomessaggio su Facebook: l’ex governatore del Massachusetts correrà nelle elezioni di metà mandato, a novembre, per un seggio al Senato, quello dello Utah, il suo stato adottivo. Ma il vero obiettivo – come da tempo si vocifera a Washington – è ben più ambizioso: candidarsi alla Casa Bianca per le presidenziali del 2020, prendendo in mano la leadership dei conservatori anti-tycoon.

Romney ha sempre negato l’ipotesi di una sua nuova candidatura alla poltrona più importante, quella che potrebbe portarlo a sedersi davanti alla scrivania dello Studio Ovale. Ancora scottano le precedenti e cocenti sconfitte, soprattutto l’ultima del 2012 quando arrivò fino in fondo alla corsa, travolto poi dalla valanga di voti per Barack Obama.

Ma il settantenne ex governatore del Massachusetts, una delle persone più influenti dell’establishment del Grand Old Party, non ha resistito alle pressioni di quel fronte conservatore e moderato alla disperata ricerca di una leadership. Una leadership per contrastare l’esuberanza di un Trump accusato di ‘calpestare’ tradizione e principi del partito, necessaria in un momento in cui in Senato tramonta per motivi di età e di salute la stella di un altro ex candidato alla presidenza, il senatore John Mcain.

Romney nell’annunciare il suo ritorno nella politica che conta non cita mai direttamente il presidente americano. Ma il suo messaggio di sfida è chiaro, soprattutto sul delicato tema dell’immigrazione: “Noi diamo il benvenuto agli immigrati legali da tutto il mondo, mentre Washington invia agli immigrati un messaggio di esclusione”.

Ma ci sono altri temi su cui Romney può mettersi di traverso: dalla riforma sanitaria alla politica estera, soprattutto per quel che riguarda i rapporti con la Russia di Putin verso cui Romney ha una linea più dura. La sua vittoria in Utah – dove corre per sostituire il senatore più longevo della storia americana, Orrin Hatch, in Congresso fin dal 1976 – per Romney appare scontata dai sondaggi.

E tra quelli che più esultato per la sua candidatura c’è Paul Ryan, che nel 2016 con Romney fu candidato vicepresidente e che oggi nel ruolo di speaker della Camera è la figura più potente dei repubblicani a Capitol Hill. Un asse che probabilmente Trump dovrà temere molto.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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