Mattarella: “Italia ritrovi lo stare insieme, non le ostilità”

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dell'incontro con i membri della Comunità di Sant'Egidio (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – “Il mondo e il nostro Paese ha bisogno di solidarietà, di ritrovarsi, di trovare i vincoli che tengono insieme e non quelli che separano e fanno guardare con ostilità”. E’ il monito lanciato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella dalla sede romana della comunità di Sant’Egidio che il Presidente della Repubblica ha visitato in occasione dei 50 anni di attività.

Un incontro che è stato un “abbraccio” al popolo di Sant’Egidio con un momento privato iniziale in cui Mattarella ha visto anziani, ex senza fissa dimora, rifugiati arrivati con i corridoi umanitari dai campi profughi del Medio Oriente, volontari che insegnano italiano agli stranieri ed anche un piccolo gruppo di donne africane vittime della tratta, tutti assistiti e accompagnati dalla Comunità.

Quindi l’incontro ufficiale, introdotto dal fondatore Andrea Riccardi e dal presidente Marco Impagliazzo, con la Comunità che il Capo dello stato ha lodato per il suo impegno a favore dei poveri, coniugato con quello per l’accesso a maggiori diritti. “Il movimento di Sant’Egidio – ha aggiunto Mattarella – potremmo definirlo ‘glocal’, con la sua attitudine ad occuparsi contemporaneamente della dimensione locale e generale. Questo consente speranza nel mondo: non c’è separazione nel rimedio alla povertà e ai diritti alla libertà: o tutti o nessuno. Questa è la dimensione importante”.

“Ci sono poveri – ha anche osservato il capo dello stato – per tante ragioni: sopravvivenza, mezzi, malattia, isolamento, abbandono e emarginazione sociale. Vi è una quantità di povertà diverse da affrontare e questa Comunità ha accompagnato il Paese intervenendo attivamente, lenendo ferite”.

“La Comunità ha attraversato il tempo – ha aggiunto – curando le varie forme di povertà e emarginazione. Ha anche superato lo spazio e i luoghi perché è andata incontro alla sofferenza e alla povertà anche lontano, alla sofferenza mondiale. La Comunità ha superato i confini sempre curando debolezza e emarginazione”.

Mattarella ha rievocato anche i primi anni di attività, quando al centro del lavoro di ‘recupero’ sociale c’erano le “periferie, la povertà, l’esclusione” di un pezzo di Paese che era rimasto “estraneo allo sviluppo economico”. In questo senso, l’impegno della Comunità è stato lungimirante perché, se “il nostro Paese è cambiato”, “i poveri non sono venuti meno”.

Il tema della solidarietà è stato sottolineato anche da Andrea Riccardi nel suo saluto introduttivo. “In questo mondo che ha paura, troppa paura – ha detto – sentiamo il bisogno di stringerci insieme e di essere più comunità, questo è un po’ il senso dei nostri cinquant’anni che celebriamo come un momento di riflessione sulle nostre responsabilità”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)

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