La Turchia prolunga il blocco della nave Eni a Cipro

Una immagine della nave Saipem 12000 tratta dal sito www.saipem.com. Italia: "Cercare soluzione diplomatica". Scontro Ankara-Nicosia. ANSA/WWW.SAIPEM.COM

ISTANBUL. – Si complica il caso della Saipem 12000, la nave da perforazione noleggiata dall’Eni e bloccata dalla marina militare turca al largo di Cipro dal 9 febbraio scorso. Le speranze di uno soluzione a breve della situazione di stallo sono naufragate contro il prolungamento delle esercitazioni militari di Ankara nell’area, che di fatto impediscono alla piattaforma di raggiungere il sito di Cuttlefish, nel Blocco 3 della ‘Zona economica esclusiva’ di Nicosia, lasciando la nave a una cinquantina di chilometri dalla sua destinazione. Le attività turche, che si sarebbero dovute concludere entro dopodomani, potranno proseguire fino al prossimo 10 marzo. Un ulteriore rinvio che potrebbe spingere il Cane a sei zampe a fare marcia indietro, almeno per il momento.

Dall’Eni si limitano a un “no comment”, in attesa di sviluppi, mentre fonti della Farnesina confermano la volontà dell’Italia di “ricercare, nel rispetto del diritto internazionale, ogni soluzione possibile per via diplomatica a una questione che non riguarda i rapporti bilaterali tra Italia e Turchia, ma rapporti e equilibri anche economici tra Repubblica di Cipro e parte settentrionale dell’isola”.

Le stesse fonti sottolineano che “l’eventuale esito negativo degli sforzi in atto per definire modalità concordate nelle attività di ricerca, rischierebbe di pregiudicare le potenzialità di crescita e i benefici per l’intera area”. Sul caso del resto, dietro le quinte, non si è mai fermato il lavoro della diplomazia italiana ai massimi livelli, dopo l’incontro della scorsa settimana in Kuwait tra il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu.

Ma a Nicosia, dove il presidente Nikos Anastasiadis ha voluto stasera un summit straordinario di governo per affrontare la questione, in molti temono che la Saipem 12000 sia destinata almeno a rinviare le nuove perforazioni in cerca di idrocarburi. Il leader cipriota ne ha discusso in una telefonata anche con il premier greco Alexis Tsipras, altro attore importante della partita con Ankara.

Nicosia denuncia come una violazione del diritto internazionale la presenza nella sua ‘Zona economica esclusiva’ della Turchia, che invece non riconosce la sovranità esclusiva di Cipro e insiste sul diritto della comunità turco-cipriota alla condivisione delle risorse naturali dell’isola. Secondo i media locali, la Saipem 12000 avrebbe in programma altre attività al largo del Marocco già dall’8 marzo.

Una scadenza che potrebbe indurre la compagnia a fare marcia indietro per risparmiare tempo e risorse, visto che – stimano gli analisti – i costi di gestione della nave bloccata si aggirano intorno al mezzo milione di euro al giorno. Del resto, le perforazioni al largo di Cipro avevano una durata prevista di 20-25 giorni. Tutte circostanze che paiono spingere per una ‘ritiro’ della piattaforma, in attesa di sbrogliare la matassa a livello diplomatico. Obiettivo che peraltro resta complicato, a sentire le dichiarazioni sempre più dure della parte turca. Il prolungamento delle esercitazioni militari permette intanto ad Ankara di prendere tempo.

Il caso Saipem 12000 sta già appesantendo il dossier sul tavolo dell’incontro di fine marzo a Varna tra Recep Tayyip Erdogan e i vertici dell’Ue, ospiti della presidenza bulgara di turno. Un summit pensato per rilanciare il dialogo tra Ankara e Bruxelles ma che rischia sempre più di arenarsi intorno al divario tra i rispettivi interessi strategici.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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