Grasso a Londra, è asse con Corbyn su stato sociale

Sintonia con leader Labour snobbato da Renzi. Spiraglio a Prodi

LONDRA. – La scintilla è scoccata e Liberi e Uguali (LeU) il primo alleato – almeno in Europa – lo ha già scelto: è Jeremy Corbyn, l’uomo che ha riportato a sinistra (e oltre il 40% dei voti) il Labour britannico. Pietro Grasso, in visita a Londra in veste di leader di partito più che di presidente del Senato, lo annuncia sfoggiando un sorriso che dice tutto.

In Corbyn, spiega, ha trovato l’interlocutore internazionale che il suo movimento cercava per rilanciare la battaglia per “la giustizia sociale” dentro e fuori i confini italiani. La battaglia per un nuovo welfare europeo. Un asse cementato da programmi “quasi sovrapponibili” sui temi dell’istruzione, del lavoro, della sanità pubblica, della casa “per tutti”. E riassunto nello slogan elettorale che LeU – in vista del voto del 4 marzo – ha preso in prestito proprio oltremanica: “per i molti, non per i pochi” (“for the many, not the few”).

L’incontro con Corbyn – “lungo e interessante”, racconta il presidente del Senato ai giornalisti non senza citare i richiami a Byron e Shelley – si svolge a Westminster, nell’ufficio che il compagno Jeremy occupa come capo dell’opposizione e del governo ombra. E la sintonia si traduce già in iniziative comuni: Corbyn – rende noto Grasso – sarà a Roma dopo le elezioni “per poter continuare questa nostra collaborazione politica, visto che ci sono così tanti punti in comune”.

Punti che vanno dal dossier istruzione (“dalla culla all’università”, dice Pietro Grasso, parlando di asili nido, ma anche di “abolizione delle tasse universitarie”), a una sanità senza ticket, all’obiettivo di una lavoro “sicuro e stabile”. Fino all’idea di “un piano casa” per dare soccorso ai senzatetto (raddoppiati da 4.000 a 8.000 in un anno nel Regno, stimati in 50.000 in Italia), come pure per venire incontro a chi rischia di non poter più pagare il mutuo (“200.000 famiglie” nella Penisola) o un alloggio non se lo può permettere per colpa di contratti lavorativi precari e “del jobs act”.

Insieme a Corbyn “per l’uguaglianza” e “per battere le destre”, commentano entusiasti altri esponenti di LeU, da Speranza a Fratoianni, da Laforgia a Enrico Rossi. Per un movimento che é agli esordi – e rinvia a dopo il voto il progetto di fondazione di un partito, evidenza prudentemente Grasso chiedendo “tempo” – ‘l’intesa’ di Londra è del resto un risultato da valorizzare: tanto più che il partito di Corbyn, contro ogni pronostico, è tornato a essere dopo le ultime elezioni britanniche di gran lunga la maggiore forza della famiglia socialista del Pse per numero d’iscritti e percentuale di consensi alle urne.

E che Corbyn stesso, snobbato a suo tempo da Matteo Renzi, se si votasse adesso nel Regno Unito potrebbe puntare sondaggi alla mano a espugnare Downing Street. Grasso non nasconde d’altronde di considerare oggi il numero uno del Labour – irriducibile militante socialista e pacifista 68enne capace di risvegliare nel 2017 l’elettorato più giovane del suo Paese – “modello ed esempio” per una nuova sinistra europea.

Una sinistra pronta in Italia a “parlare con tutti” dopo il voto, puntualizza il leader di LeU rispondendo a una domanda su Romano Prodi (il quale, se non altro, “non voterà per il Pd”). Ma che alle sue radici e alle sue bandiere – riscoperte di qua e di là dalla Manica – non intende rinunciare.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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