Florida boccia il bando alle armi d’assalto. L’ira degli studenti

Marcia protesta a Congresso locale. In campo da Oprah a Spielberg

WASHINGTON. – “Si supponeva che questi adulti, questi politici, questi parlamentari ci proteggessero. Invece non l’hanno fatto: quante persone devono morire ancora?”: e’ uno dei tanti atti d’accusa lanciati sotto lo slogan ‘Never again” dagli studenti sopravvissuti alla strage scolastica di Parkland, in una affollata manifestazione davanti al parlamento della Florida, che proprio ieri ha respinto una mozione per bandire le armi d’assalto e i caricatori ad alta capacità.

Dopo il sit-in organizzato nei giorni scorsi e ripetuto dai coetanei di Washington davanti alla Casa Bianca, e’ la loro prima vera protesta ad una settimana dal massacro. E non sarà l’ultima, perché questa nuova generazione sembra aver deciso di prendere in mano direttamente il proprio destino con una maturità politica che sta spiazzando e preoccupando il mondo politico, anche in vista delle elezioni di midterm: dai dem a Donald Trump, che dopo aver fiutato l’aria lancia prudenti segnali di apertura e riceve alla Casa Bianca una delegazione di studenti e genitori della Stoneman Douglas di Parkland e di altre scuole teatro di sparatorie, da Columbine a Sandy Hook, per una ‘sessione d’ascolto’.

Questa volta non può accusare i democratici di manovrare l’ondata di protesta, anche se il suo primogenito ha condiviso su Twitter una teoria cospirativa (uno studente diretto dal padre, ex agente Fbi). I vip dello spettacolo intanto fanno a gara per donare fondi alla ‘marcia per le nostre vite’ organizzata dagli alunni del liceo di Parkland a Washington per il 24 marzo: i primi sono stati i Clooney staccando un assegno da 500 mila dollari, subito emulati dagli Spielberg, dai Katzenberg e da Oprah Winfrey, che li ha paragonati ai ‘Freedom Riders’ degli anni ’60, gli attivisti per i diritti civili che percorsero in bus le strade nel Sud degli Stati Uniti per far valere le sentenze della Corte Suprema contro la segregazione sui mezzi di trasporto.

Gli studenti della Stoneman Douglas di Parkland hanno affrontato sette ore di bus per sbarcare a Tallahassee, capitale della Florida. Ed un fiume di giovani ha marciato sul parlamento locale con slogan e cartelli contro le armi facili. Poi si sono divisi in gruppi per incalzare deputati e senatori, prima di intervenire a turno pubblicamente con proposte concrete, denunce precise, testimonianze toccanti.

“Non resteremo in silenzio”, “Quando è troppo è troppo”, “E’ tempo di agire”, hanno scandito. Gli studenti chiedono azioni incisive, come il bando della vendita delle armi da guerra, il divieto di acquistare armi online o alle fiere eludendo i controlli, togliere il diritto di portare armi alle persone con comportamenti violenti, guardie e metal detector nelle scuole.

Ma non sarà facile aprire una breccia così ampia sul parlamento locale né su quello nazionale, dove la potente lobby della armi (Nra) ha nel libro paga repubblicani e anche i dem, oltre a Trump. Più probabile una svolta ‘soft’, come quella suggerita dal tycoon, che ha auspicato un impegno bipartisan per rafforzare i controlli sugli acquisti di armi e chiesto il bando del bump stock, il potenziatore delle armi semi-automatiche usato nella strage di Las Vegas lo scorso ottobre.

Troppo poco, per questi studenti. Ma le loro marce si stanno moltiplicando coast to coast, amplificate dai social media, e promettono di diventare un’onda travolgente. Come quella di #Metoo.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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