Pressing Di Maio: “M5S comunque al governo”. Corte al Colle

Si punta alla presidenza della Camera, Fico in pole.

ROMA. – C’è una stella polare che guida Di Maio nel rush finale della campagna: non permettere che il Movimento resti fuori dai giochi del governo. Ed è una linea lungo la quale Luigi Di Maio arriva all’ultimo miglio della definizione della lista dei ministri di un futuro governo M5S. Una lista in merito alla quale, in questi tre giorni di lavoro fitto e silenzioso, con i vertici chiusi nel comitato elettorale situato vicino all’ambasciata Usa a Roma, è al Colle più alto che Di Maio ha guardato.

“Abbiamo compilato la lista come se il presidente Sergio Mattarella fosse presente”, spiegano fonti vicine al candidato premier dando una misura del vero e proprio “corteggiamento” che il Movimento ha messo in campo da giorni nei confronti del Quirinale. Se da un lato, infatti, il M5S si scaglia contro le larghe intese dall’altro adotta una linea ben più aperturista per un cosiddetto governo del presidente che – è il refrain dei pentastellati – non potrà non passare dalla prima forza politica in Italia, ovvero il M5S.

Una linea governista che viene seguita nella compilazione della squadra dei ministri. Una ventina, forse meno, i dicasteri previsti con alcune novità come il ministero della Meritrocazia e quello per famiglie e bambini. “Le donne saranno a capo dei ministeri chiave”, spiegano dal Movimento sottolineando come manchi l’ultimo tassello per completare la lista. E, secondo fonti parlamentari, quel tassello si chiama Ministero del Tesoro, dove in ballo ci sarebbe un trittico di nomi.

Molti saranno i profili esterni, “personalità riconosciute che condividono i nostri ideali”, spiegano dal M5S bocciando la parola “tecnici” per definire i profili scelti e spiegando che i nomi verranno annunciati “a puntate”. A partire, forse, dalla fine di questa settimana. “Sarà una squadra di grande affidabilità”, osserva Emilio Carelli, tra i frequentatori abituali, assieme a Laura Castelli e Manlio Di Stefano, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, del comitato elettorale M5S che in questi giorni, ha visto Di Maio lavorare al suo governo “ombra”.

Credibilità, rapporti con l’Ue, affidabilità finanziaria, sono i criteri che il M5S ha tenuto in conto nella formazione della squadra. Volendo, così, andare incontro ai paletti del Quirinale per il futuro governo del Paese. Una squadra che Di Maio presenterà poi sul palco della chiusura della campagna elettorale, a Roma il 2 marzo. Nei giorni immediatamente precedenti Di Maio batterà invece a tappeto radio e tv con l’obiettivo di portare il M5S oltre il 30%.

Ed è al centrodestra che i vertici guardano come vero avversario, soprattutto nei collegi uninominali del Sud dove i candidati locali legati a FI creano più di una difficoltà al Movimento. L’obiettivo, infatti, è tener testa al centrodestra imponendosi come primo partito con la speranza di ottenere l’incarico. E non è un caso che Di Maio, come base per le convergenze con gli altri partiti, abbia di fatto sostituito i 20 punti del programma con poche proposte cruciali delle quali, finora, solo le prime due sono state svelate: il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari e l’introduzione del vincolo di mandato nella Costituzione.

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