Nessun pregiudizio del Colle su M5s, obiettivo è Governo

Tranquillità Mattarella, anche su tanti retroscena prematuri

ROMA. – Il Quirinale non nutre pregiudizi verso alcuna delle forze politiche in campo ma, naturalmente, l’obiettivo di ogni capo dello Stato resta la formazione di un nuovo Governo che sappia garantire continuità e stabilità al Paese. E questo è il faro che guiderà Sergio Mattarella a partire dalla fine di marzo quando avrà finalmente in mano dati reali dei risultati del voto, la composizione dei gruppi parlamentari e le indicazioni che verranno dall’elezione dei presidenti di Senato e Camera (soprattutto di quest’ultimo per il quale serve una maggioranza assoluta).

Insomma la “pagina bianca” (efficace metafora usata da Mattarella nel suo discorso di fine anno) verrà finalmente riempita dagli elettori e la presidenza della repubblica spenderà ogni energia per dare un esecutivo al Paese. L’idea di un ritorno alle urne non viene proprio presa in considerazione in questa fase: è noto che Mattarella sarà piuttosto restio a mandare il Paese a votare di nuovo con la stessa legge elettorale, con il rischio di un risultato fotocopia.

Sembra la scoperta dell’acqua calda ma a meno di una settimana dal voto alcuni concetti vanno ribaditi all’interno di una campagna elettorale in sovra-eccitazione da sprint finale. Quindi, se è semplicemente fuorviante attribuire al Colle preoccupazioni o perplessità legate a un singolo partito o schieramento (a partire dai Cinque stelle), altrettanto superficiale appare il credo di una scuola di pensiero – tutt’oggi resistente – che declina come scontato l’incarico per la formazione del Governo a chi prenderà più voti.

Quasi una sorta di automatismo che non trova appigli costituzionali. L’obiettivo primario, è bene ripetersi, sarà la formazione di un Governo di legislatura. Per raggiungere il quale Mattarella percorrerà ogni stretto sentiero che sia illuminato dai lampioni della costituzione. Solo dopo le consultazioni, e quindi i confessionali dei partiti, deciderà chi avrà più chance di centrare il bersaglio.

Con la visita a Cagliari il presidente ha chiuso una serie di appuntamenti da tempo previsti e si inizia a “scaldare” in vista del lavoro post-voto. Che non inizierà immediatamente visto che la prima convocazione delle Camere è prevista per il 23 marzo. Intanto dalla modalità “silenzio elettorale” in cui è rigorosamente entrato, Sergio Mattarella osserva con tranquillità il dibattito elettorale e con olimpico distacco, si fa notare, anche le tante ricostruzioni, i retroscena e persino gli stati d’animo che gli vengono attribuiti sui media in queste ore.

Il presidente per tutta la campagna elettorale ha limitato al massimo gli impegni evitando in tutti i modi di far conoscere il suo pensiero, fedele all’impostazione di assoluta non ingerenza al dibattito politico sulla quale ha fondato il suo settennato. Ma è ben nota la sua attenzione all’ancoraggio europeo dell’Italia, e alle fondamenta di politica estera fondate su ricerca del dialogo e atlantismo.

Il voto del 4 marzo cade in un momento di svolta per gli equilibri europei e si interseca pericolosamente con le incertezze sul futuro governo tedesco. Logico quindi che all’estero chiedano al presidente spiegazioni sul tasso di europeismo degli italiani e delle forze politiche. Un europeismo che, ha riconosciuto lo stesso Mattarella, non scalda più il cuore degli italiani ma resiste nei cittadini in una bolla di pragmatica ineluttabilità. E che va al più presto “recuperato” sfruttando al massimo l’onda di Macron in Francia in una corsa contro il tempo che avrà il suo traguardo nelle elezioni europee del 2019.

E’ quindi l’Europa il crinale da difendere per il Colle che sta registrando con sollievo l’affievolirsi delle pulsioni antieuropee nei programmi dei principali partiti. Anche dei Cinque stelle che in questi giorni hanno pubblicamente manifestato un corteggiamento quirinalizio, mettendo al centro delle loro mosse il ruolo del capo dello Stato.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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