La dolce Monica Vitti, in mostra la donna e l’icona

Alcune delle immagini esposte nella mostra fotografica sull'attrice Monica Vitti dal titolo 'La dolce Vitti', Teatro dei Dioscuri al Quirinale, Roma, 7 marzo 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Otto grandi veli fotografici in bianco e nero da attraversare, con la Divina Monica in primissimo piano, tra scena e fuori scena, mentre la sua voce così unica racconta perché sia diventata attrice (“Adoro la sincerità, la realtà, rappresentarmi mi dava la possibilità di vivere più vite”). E’ l’entrata immersiva de La dolce Vitti, la mostra multimediale dedicata a una delle interpreti simbolo del nostro cinema, a Roma dall’8 marzo al 10 giugno al Teatro dei Dioscuri al Quirinale.

La grande attrice, 86 anni, ammalata da tempo, si è ritirata dalle scene dall’inizio degli anni ’90 ed è apparsa in pubblico per l’ultima volta nel marzo del 2002, alla prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris a Roma.

Curata da Nevio De Pascalis, Marco Dionisi e Stefano Stefanutto Rosa, ideata e organizzata da Istituto Luce Cinecittà, l’esposizione esplora la personalità e l’universo artistico di Maria Luisa Ceciarelli in arte Monica Vitti, in diversi capitoli: dall’Accademia, dove un suo grande maestro, Sergio Tofano, scopre il suo talento comico, al teatro, insieme fra gli altri ad Albertazzi diretta da Zeffirelli e anni dopo con Rossella Falk; dal doppiaggio (con tanto di postazione di video-ascolto) anche per Fellini e Pasolini all’incontro fondamentale, sentimentale e artistico con Michelangelo Antonioni, che la dirige in capolavori come L’avventura, La notte, L’eclisse, Deserto rosso e la ritrova nello sperimentale il mistero di Oberwald.

“Per me è stato un padre, un fratello, un amico. Era tutta la mia vita, perché mi sentivo estremamente sicura vicino a lui, poi mi guardava con degli occhi che erano talmente pieni di attenzione…. – ha detto Monica Vitti -. Le storie sono nate dalla nostra vita, da lui e da me. Tutto cominciò insieme”.

Si prosegue con la svolta della commedia che ha come simbolo La ragazza con la pistola di Mario Monicelli (uscito 50 anni fa) e viene portata avanti con registi come Scola, Risi, Steno, Salce, per 40 film tra anni ’60 e ’70. “Monica Vitti ha interpretato donne di tutte le estrazioni sociali, borghesi e popolari, spesso alla ricerca di autonomia e indipendenza” spiega Stefano Stefanutto Rosa.

Senza dimenticare le prove da autrice e regista con gli altri due grandi amori della sua vita, Carlo Di Palma, e il marito, sempre accanto a lei anche in questi ultimi anni segnati dalla malattia, Roberto Russo, da cui vengono anche alcune immagini della mostra (accompagnata anche dall’uscita di un omonimo volume) che ha visitato nell’abituale riserbo.

Un ritratto della donna e dell’icona che prende forma grazie a oltre 70 foto (molte rare, provenienti oltre che dall’Archivio Luce, da quelli, fra gli altri, dell’Accademia Silvio D’Amico, del centro Sperimentale, di Elisabetta Catalano, Umberto Pizzi e Enrico Appetito); libri ‘espansi’ in digitale da sfoglia; documenti inediti, locandine, copioni, sue copertine famose in Italia e all’estero; interviste video e apparizioni televisive da Milleluci a Domenica in; interventi di amici e colleghi, di chi l’ha amata e conosciuta (fra gli altri, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Dacia Maraini).

Fino a tanti filmati d’archivio e alcuni dei film più importanti della sua carriera (L’avventura, La ragazza con la pistola, Dramma della gelosia, Teresa la ladra, Flirt) che è possibile scoprire o rivedere nella sala cinema del Teatro.

(di Francesca Pierleoni/ANSA)

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