La Spagna si ferma per il primo sciopero delle donne

Centinaia di migliaia in piazza per la parità e i diritti

MADRID. – Non era mai successo: la Spagna si è fermata in difesa delle sue ‘mujeres’ nel primo storico sciopero femminista nella Giornata Mondiale delle Donne. Ed è stato un vero sciopero generale, con traffico stradale in tilt, code chilometriche soprattutto a Madrid e Barcellona per i blocchi e le manifestazioni spontanee. Ci sono stati incidenti con la polizia. A Bilbao due donne sono state fermate. Quasi 300 treni cancellati per ‘precauzione’, servizi minimi per bus e metro.

Centinaia di migliaia di donne si sono riversate in piazza nelle oltre 200 manifestazioni in tutto il Paese. Madrid ha accolto la manifestazione piu’ importante, fra Atocha e la storica fontana di Cibeles. Importanti concentrazioni anche a Barcellona e Valencia.

Il ‘paro de las mujers’ di 24 ore è stato convocato dalla piattaforma femminista ‘Comision 8M’ contro le disparità, il divario in retribuzioni e qualifiche, contro la ridotta presenza femminile nelle stanze del potere e contro la violenza maschilista che l’anno scorso ancora ha ucciso 49 donne (una spagnola su tre riferisce di avere subito molestie sessuali) nel Paese.

Lo sciopero di 24 ore ha avuto l’appoggio dei sindacati minori Cnt e Cgt e di Podemos. Le grandi centrali Ccoo e Ugt hanno chiamato ad astensioni dal lavoro di due ore. Almeno 5,3 milioni di spagnoli, soprattutto spagnole, hanno aderito, secondo i loro calcoli. Le donne si sono astenute dal lavoro ma anche dalle incombenze domestiche, dalle cure agli altri e dal consumo.

“Se noi ci fermiamo, si ferma il mondo”, il loro slogan. Anche se oggi non si è proprio fermato del tutto. Nel settore autonomo, ristoranti, negozi e servizi l’attività è andata avanti senza eccessivi strappi, hanno indicato le associazioni del settore. La giornata però ha contribuito ad una ulteriore presa di coscienza della Spagna. Giornali e Tv non hanno parlato praticamente d’altro.

Piccole folle di donne hanno rivendicato “una vera parità” ovunque nel Paese. A Madrid hanno gridato nuovi e vecchi slogan femministi, “Ni locas ni santas” (‘Né matte, né sante’), “Somos guapas, somos listas, somos feministas” (‘Siamo belle, siamo intelligenti, siamo femministe’).

L’adesione della politica non è stata unanime. Appoggio allo sciopero da Podemos e socialisti, simpatia dal premier conservatore Mariano Rajoy, presa di distanza da una parte del suo partito, il Pp, e da Ciudadanos. Alcune leader popolari hanno controproposto uno ‘sciopero alla giapponese’, cioè hanno lavorato il doppio. Ma Rajoy è arrivato ad una riunione Ppe accompagnato dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, tutti e due con all’occhiello il nastro viola simbolo della giornata delle donne.

Tutta Europa ha aderito, con intensità variabile, alla giornata di rivendicazioni, da Londra a Mosca, da Parigi a Berlino. In 170 paesi del mondo le donne sono scese in piazza o si sono fatte vive. A Bruxelles la Commissione Ue ha rilevato che l’Europa è nonostante tutto uno dei posti “più sicuri” per le donne, ma ha ammesso che c’è ancora “un lungo cammino” per arrivare ad una vera parità nei fatti.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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