Lavoro: 2017 finisce in calo, Italia fanalino di coda Ue

Una manifestazione di giovani precari che mostrato un cartello con la scritta "80 voglia di lavoro"
Una manifestazione di giovani precari che mostrato un cartello con la scritta "80 voglia di lavoro"

ROMA. – Battuta d’arresto per l’occupazione in Italia nell’ultimo trimestre con un -0,3% sul trimestre precedente che mette il nostro Paese in fondo alla classifica europea: i dati pubblicati oggi dall’Eurostat con riferimento alla contabilità nazionale (differenti da quelli sulle forze di lavoro per i quali l’Istat ieri segnalava per gli occupati un +0,1% congiunturale) registrano un arretramento dell’occupazione dopo tre trimestri positivi.

Il -0,3% congiunturale italiano si confronta, dato peggiore nell’Ue a 28 insieme alla Polonia, con il +0,2% francese e il +0,3% tedesco ma anche con il +0,4% spagnolo. In Grecia l’occupazione arretra (-0,1%) rispetto al terzo trimestre ma meno che in Italia mentre Malta vola con +1,8% congiunturale (+6,1% tendenziale). In media l’area Euro segna per l’occupazione un +0,3% congiunturale mentre l’Ue a 28 registra un +0,2%.

Nel quarto trimestre 2017 si registra invece un incremento rispetto allo stesso periodo del 2016 dello 0,9%, comunque un dato molto più basso della media (fanno peggio solo la Lituania e la Polonia) che segna un +1,6% per l’area Euro e un +1,5% per l’Ue a 28.

L’Istat spiega che il dato più significativo è quello tendenziale (quindi il +0,9% del quarto trimestre) perchè quello congiunturale risente di effetti statistici specifici come una diversa destagionalizzazione. Il dato di contabilità nazionale di confronto tra i paesi Ue tiene conto degli occupati ma – spiegano ancora i tecnici l’Istat – la misura che riflette meglio l’andamento dell’imput di lavoro è quello delle Ula (unità di lavoro a tempo pieno) per le quali nel quarto trimestre si è registrato un aumento congiunturale dello 0,1%.

Nel dato sull’occupazione usato da Eurostat si guarda alle teste (quindi chi lavora part time vale uno come chi fa due lavori) mentre il dato sulle Ula (quello che in Italia aumenta su base congiunturale anche nel quarto trimestre) si guarda alle ore lavorate e quindi chi lavora solo venti ore alla settimana viene contabilizzato come metà di una persona impiegata a tempo pieno.

Su base tendenziale comunque l’occupazione in Italia, pur crescendo (+0,9%), arranca rispetto agli paesi, soprattutto quelli più penalizzati sul fronte dell’occupazione negli anni della crisi come la Spagna (che registra un +2,6%) e la Grecia (+2,7%) mentre la Germania segna +1,5%, la Francia +1,1% e la Gran Bretagna +1%.

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