Studenti contro le armi, onda arancione invade gli Usa

17 minuti di silenzio davanti Casa Bianca per vittime Parkland

WASHINGTON. – La mobilitazione degli studenti contro le armi sta diventando una grande onda arancione, il colore scelto per questa protesta senza precedenti, che invade le scuole, le strade e i palazzi del potere degli Stati Uniti. Gli alunni delle superiori sono scesi nuovamente in piazza in numerose città americane ad un mese esatto dalla strage nel liceo di Parkland, Florida, ricordando in vari modi le 17 vittime.

Una sorta di prova generale della ‘Marcia per le nostre vite’ in programma il 24 marzo a Washington e in altre metropoli del Paese, coordinata da Everytown for gun safety, un gruppo sostenuto dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.

Ed è proprio nella capitale che si è svolto l’evento più grande e simbolico. Qui centinaia di studenti sono rimasti seduti in silenzio per 17 minuti, il numero delle vittime di Parkland, voltando le spalle alla Casa Bianca. “Come la Casa Bianca ha voltato le spalle a noi”, spiega all’ANSA una di loro, reggendo un ritratto di Trump che lecca il sedere della Nra, la potente lobby delle armi. Che nel frattempo sfidava gli studenti via Twitter: “alle nostre armi ci pensiamo noi, grazie!”.

Nel mirino della protesta ci sono proprio loro, Trump e la Nra. Con il primo che, incalzato dalla lobby, ha partorito un piano soft sulle armi, facendo marcia indietro sull’aumento del limite dell’età minima per l’acquisto e rilanciando la sua proposta di armare gli insegnanti. Una proposta controversa, come dimostra anche l’incidente in un liceo della California, dove un docente addestrato ha fatto partire per sbaglio alcuni colpi ferendo tre studenti.

Ma l”onda’, arancione come i segni dipinti su mani e viso dei ragazzi o sulle sciarpe, le spille e i cappelli che indossavano, punta il dito anche contro il Congresso perché approvi una nuova legge più restrittiva. Per questo gli studenti hanno marciato dalla Casa Bianca sino a Capitol Hill, davanti al quale erano state disseminate circa 7.000 paia di scarpe come ‘memorial’ dei ragazzi uccisi nelle sparatorie di massa nelle scuole.

“Se potete parlare parlate, se potete marciare marciate, se potete votare votate”, sprona una ragazza. “Vogliamo che i parlamentari sappiano che alcuni di noi avranno già l’età per votare nelle elezioni di midterm e che il resto voterà nel 2020, quindi rischiano la poltrona se non fanno quello che vogliamo per la nostra sicurezza”, rincara un altro. “E’ il nostro momento come generazione di prendere posizione e sfidare lo status quo. Siamo noi la maggioranza silenziosa e non staremo più zitti”, interviene un altro ancora.

I dem non si lasciano scappare l’occasione e cavalcano la crociata. I leader della Camera e del Senato, Nancy Pelosi e Charles Schumer, escono dal Campidoglio per raggiungere i manifestanti. “Siamo tutti colpiti dalla vostra eloquenza e dalla vostra coraggiosa insistenza”, dice la Pelosi agli studenti, ringraziandoli “per aver portato la vostra urgenza in questa battaglia sulla soglia del parlamento degli Stati Uniti”.

Ma la protesta si è fatta sentire un po’ ovunque, da San Francisco a Philadelphia, da Chicago a New York, dove i nomi delle 17 vittime di Parkland sono stati letti davanti al municipio. In migliaia di scuole invece gli studenti sono usciti dalle classi e hanno camminato o sono rimasti distesi nei campus per 17 minuti. Comprese le scuole simbolo delle stragi, Columbine e Sandy Hook.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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