Cuore e polmoni i primi bersagli dell’inquinamento

ROMA. – Cuore e polmoni sono i principali bersagli delle malattie causate dall’inquinamento, ma subiscono danni anche intestino, reni, ossa e cervello, al punto che una morte su sei a livello globale è dovuta al cattivo stato di salute dell’ambiente. Lo indicano le ricerche internazionali sui rischi legati allo smog, come l’ultima pubblicata sulla rivista Nature Communications: secondo questa, gli inquinanti possono influenzare l’accensione di alcuni geni, piuttosto che altri, determinando la comparsa di malattie cardiache e respiratorie.

Il quadro che emerge da questi studi è molto preoccupante: secondo il più completo, pubblicato sulla rivista The Lancet, circa 9 milioni di morti l’anno sono dovuti all’inquinamento. In particolare, l’inquinamento dell’atmosfera è responsabile di 6,5 milioni di morti l’anno, per malattie cardiovascolari e respiratorie; l’inquinamento dell’acqua di 1,8 milioni di decessi, per infezioni gastrointestinali; l’inquinamento legato all’ambiente di lavoro, cioè da sostanze chimiche, è responsabile invece di 0,8 milioni di morti annui, soprattutto dovuti ai tumori.

Infine l’inquinamento da piombo è responsabile di mezzo milione di morti legati a ipertensione, insufficienza renale, malattie cardiovascolari. Lo smog indebolisce anche le ossa, come ha mostrato la ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet Planetary Health, e provoca danni al cervello, al punto che fino a un caso su dieci di Alzheimer potrebbe essere imputabile a questa causa, secondo uno studio pubblicato dalla rivista Lancet.

C’è un collegamento anche tra malattie renali e ambiente: i ricercatori dell’americano Clinical Epidemiology Center hanno calcolato che oltre 10,7 milioni di casi di malattie renali croniche si possono attribuire ogni anno all’inquinamento dell’aria. Ingenti anche i danni economici: i costi delle vittime e delle malattie da inquinamento sono pari all’1,3% del Pil nei paesi a basso reddito e allo 0,5% nei paesi ricchi.

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