Nuovi contratti di lavoro, cresce la forbice tra “stabili” e “a termine”

Boom lavoro a chiamata

ROMA. – Posti fissi e precari sempre più agli antipodi. Il divario nel mondo del lavoro si acuisce e a fine 2017 mette a segno un doppio record: nel quarto trimestre, infatti, il numero delle attivazioni, ossia di avvio di nuovi contratti, a tempo determinato raggiunge il livello massimo, a quota 1 milione e 891 mila, della serie storica dal primo trimestre 2011 e parallelamente la somma di attivazioni e di trasformazioni a tempo indeterminato, con soli 519 mila nuovi contratti, è il valore più basso della serie, sempre dal 2011.

L’allargarsi della forbice emerge dai dati delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, contenuti nella nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata con l’Istat, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. Il tasso di occupazione, comunque, è in risalita: a fine dell’anno scorso segna il 58,1%, “proseguendo – rimarca la nota – nella tendenza al recupero dei livelli massimi pre-crisi” (58,8% nel secondo trimestre 2008). E il tasso di disoccupazione è in discesa all’11% (11,2% in media d’anno, come comunicato la scorsa settimana dall’Istat).

I dati fotografano anche gli effetti dell’abolizione dei voucher, cancellati esattamente un anno fa, e degli incentivi per le assunzioni stabili, introdotti per la prima volta nel 2015 (allora al 100% lo sgravio sui contributi previdenziali. oggi al 50% in generale e al 100% al Sud). Se nel solo quarto trimestre 2017, in totale le attivazioni risultano 2,336 milioni e le cessazioni 2,262 milioni (con un saldo di +75 mila posizioni lavorative), in tutto il 2017 le attivazioni e le trasformazioni a tempo indeterminato sono 2,220 milioni con un calo del 10,77% rispetto al 2016 (2,488 milioni). E tornano ai livelli del 2014 (2,199 milioni), dunque pre-incentivi.

Il picco dei nuovi contratti stabili è stato raggiunto proprio tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Anche guardando i saldi, i dati confermano la crescita del lavoro a tempo determinato: nel complesso le posizioni dipendenti segnano un aumento di 443 mila nel quarto trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo 2016 e di queste ben 403 mila sono a tempo determinato (contro 40 mila a tempo indeterminato), un aumento che – indica la tessa nota – continua per il settimo trimestre consecutivo “a ritmi crescenti”.

Rispetto al terzo trimestre 2017, invece, l’aumento delle posizioni dipendenti è pari a 75 mila, che è la sintesi di un incremento di 108 mila a tempo determinato e di un calo di 34 mila a tempo indeterminato. Queste ultime, viene evidenziato, si riducono per la seconda volta dopo dieci trimestri di crescita.

Dopo l’addio ai cosiddetti buoni-lavoro, continua intanto a crescere il numero di lavoratori ‘a chiamata’ o ‘intermittenti’ che nel quarto trimestre 2017 mettono a segno un +69,2% rispetto allo stesso trimestre 2016, con un incremento di 89 mila unità: il loro totale passa così da 128 mila a 217 mila. Una crescita, sottolinea comunque la nota, “a tassi leggermente meno forti” rispetto ai due trimestre precedenti (+79,3% nel terzo e 75,9% nel secondo) “quando il forte incremento era iniziato a seguito dell’abrogazione dei voucher”.

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