Allarme dirottamento, panico al Nord per boati di caccia F-2000 Eurofighter

Un F35 in esercitazione. EPA/HANNAH MCKAY

MILANO. – Due boati, fortissimi, che hanno scosso il cielo terso di una mattinata in Lombardia. Chi li ha sentiti, pensando al peggio, ha cercato colonne di fumo che però non si sono alzate e, per mezz’ora, è stato panico: centralini dei vigili del fuoco, forze dell’ordine e redazioni intasati da richieste di informazioni, scuole ed edifici pubblici evacuati e in molti a ipotizzare l’attentato, un terremoto, una bomba, un incidente aereo o a qualche industria.

Niente di tutto questo: col passare dei minuti, si è appreso che all’origine dei boati (“il primo simile all’esplosione di un gigantesco fuoco d’artificio, il secondo più sordo”, racconta un testimone) c’erano due caccia che avevano superato il muro del suono nei cieli bergamaschi. Poco dopo, la conferma dell’Aeronautica: “Due caccia F-2000 Eurofighter, in prontezza per il servizio di sorveglianza dello spazio aereo, si sono alzati rapidamente in volo dalla base aerea di Istrana (Treviso) per intercettare un Boeing 777 dell’AirFrance, che aveva perso improvvisamente il contatto radio con l’agenzia italiana del traffico aereo”.

La causa dei bang che hanno seminato la paura? “Per ridurre al minimo i tempi d’intervento, legati alla particolare situazione di necessità – ha precisato l’Aeronautica – i due velivoli militari hanno superato la barriera del suono; ancorché la quota fosse elevata, le condizioni meteo di vento e temperature hanno amplificato la propagazione dell’onda d’urto rendendola particolarmente udibile al suolo”.

Non solo in Lombardia, ma anche in Piemonte e Val d’Aosta. E’ stato quello che in gergo aeronautico chiamano ‘scramble’, cioè un decollo immediato su allarme, così come ne avvengono alcune decine ogni anno. Un intervento che si svolge secondo un protocollo consolidato, tanto che la Procura di Bergamo non ha ravvisato ipotesi di reato, perché i due piloti agivano in emergenza e sono stati autorizzati dalla catena di comando al volo supersonico (nessun procurato allarme) e non vi sono stati particolari danni, salvo il vetro del rosone all’ingresso dell’edificio della Procura stessa, sovrastante la postazione delle guardie giurate che sono solo state sfiorate dai frammenti (e il danneggiamento colposo non esiste).

Tutto è finito bene, dunque, anche se sulla dinamica dell’intervento vi sono versioni contrastanti. Secondo fonti dell’Aeronautica, la perdita del contatto radio aveva messo in allerta il sistema di difesa aerea, ma l’ordine di decollo immediato è scattato quanto il Boeing ha cominciato ad invertire la rotta. Una manovra, è l’ipotesi, legata al fatto che, avendo perso i contatti radio, il pilota non aveva la necessaria autorizzazione a superare il confine. Proprio in questo frangente è stato raggiunto dai caccia, identificato e autorizzato a proseguire, dopo il ripristino dei collegamenti.

Dal canto suo Air France, confermando che il velivolo ha avuto “un problema di comunicazione radio”, sostiene che la rotta a ‘cerchio’ è stata “una manovra assolutamente normale in questi casi. Le autorità italiane, intervenendo, chiedono una verifica di sicurezza per essere certi che l’aereo sia in grado di proseguire. E all’apparecchio è stato chiesto di fare questa manovra prima di lasciare lo spazio aereo italiano ed entrare in quello svizzero”.

Tutto finito bene, comunque, anche se è stata tanta la paura. “Tremava tutto, persino i muri. Abbiamo avuto terrore”, racconta Valentina R., 39 anni, che si trovava al lavoro a Saronno. “Sono uscita in strada, c’era una bimba in braccio al nonno che piangeva”. Tornata la calma, i tweet liberatori: “Due aerei hanno rotto il muro del suono, qui a #Bergamo stanno già organizzando un Transit di muratori per andarlo a riparare”, ha scherzato Lorenzo Viganò.

(di Stefano Rottigni/ANSA)

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