Migranti: convalidato sequestro nave Open Arms

Convalidato sequestro nave Open Arms

PALERMO. – C’era la volontà di portare i profughi in Italia anche in violazione delle regole. E’ netto il gip di Catania che ha convalidato il sequestro della nave della Ong spagnola Open Arms sotto sigilli, per ordine della Procura, per avere soccorso un gruppo di migranti nonostante l’autorità libica avesse assunto il coordinamento delle operazioni di salvataggio.

Due gli indagati: Ana Isabel Montes, capo missione della Ong e Marc Reig Creus, comandante della nave. A loro carico i pm avevano ipotizzato il reato di associazione a delinquere. Contestazione non condivisa dal giudice che ha contestato a entrambi il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: una scelta che sposta la competenza sull’inchiesta dalla Dda catanese alla Procura ordinaria di Ragusa.

Il gip ha infatti inviato gli atti ai colleghi ragusani. “Prima fatemi leggere gli atti”, ha detto il capo dei pm Fabio D’Anna dopo avere avuto la notizia della trasmissione del procedimento. Sulla violazione delle regole da parte della Ong il giudice è comunque netto. Gli indagati, scrive, “hanno manifestato la precisa volontà di portare i migranti solo nel territorio dello Stato Italiano e, in particolare, in Sicilia, disattendendo volutamente tutte le indicazioni e disposizioni impartite dalle autorità superiori, preposte alla direzione delle operazioni di salvataggio”.

“I dati fattuali parlano chiaro e dimostrano – prosegue il gip – come lo stesso comandante della Motonave Open Arms, nonostante le indicazioni impartitegli, non abbia voluto mai prendere contatti con le autorità maltesi in base a una sua autonoma considerazione, che invece occorreva verificare in concreto, circa la indisponibilità delle dette autorità ad accogliere i migranti”.

Il giudice affronta anche “le condizioni di insicurezza dei campi profughi libici” precisando, però, che “comunque non consentono alle Ong di operare in autonomia travalicando gli accordi e gli interessi degli Stati coinvolti del fenomeno migratorio e violando la normativa regolamentare delle operazioni di salvataggio che hanno volontariamente sottoscritto e quindi accettato”.

“Al di là del contenuto del provvedimento del Gip, che non abbiamo ancora avuto modo di leggere, giudico importante e significativo che sia caduta l’accusa strumentale di associazione per delinquere, all’origine della competenza della Procura distrettuale di Catania”, replica l’avvocato Alessandro Gamberini, del collegio di difesa di Proactiva Open Arms.

“La caduta di questa accusa – aggiunge il legale – è significativa perchè riconduce in un alveo di legalità una vicenda che era stata stradicata dal suo giudice naturale”. Per il difensore di Open Arms “appare sconcertante che venga manipolata una competenza territoriale che si basava su una contestazione artificiosa”.

Per il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro “l’immane problema umanitario che è alla base dei flussi migratori dall’Africa non può certamente essere risolto affidando ai trafficanti la gestione delle partenze dei migranti e alle Ong la gestione del loro recupero in mare, perché così si arricchiscono solo le organizzazioni criminali dei trafficanti, si aumenta il numero dei morti in mare e si fa gravare su di un solo Paese, l’Italia, l’onere insostenibile dell’accoglienza di tutti coloro che vengono recuperati in mare”.

“Il Giudice – ha proseguito – ha evidenziato come gli indagati abbiano dimostrato di volere comunque ed a prescindere dallo stato di necessità recuperare i migranti e portarli in Italia, e ciò anche a costo di disattendere le precise indicazioni delle autorità preposte e le normative nazionali ed internazionali che regolano la materia”.

“Né la situazione di pericolo – ha concluso – può essere invocata quando la Ong, contravvenendo a una precisa richiesta della Guardia costiera italiana e violando consapevolmente il codice di condotta che aveva sottoscritto, si è rifiutata di chiedere alle autorità maltesi di consentire lo sbarco dei migranti che erano stati presi a bordo della propria nave. Il Gip – sottolinea il procuratore – con il suo provvedimento ha mostrato di condividere tale impostazione”.

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