Partita a scacchi Di Maio-Lega, con piano B M5s verso Pd

Il presidente Sergio Mattarella riceve e stringe la mano a Luigi Di Maio, capo delegazione del M5s.
Il presidente Sergio Mattarella riceve Luigi Di Maio, capo delegazione del M5s. (Archivio) ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE

ROMA. – Un forno “A” e un forno “B”. Il primo vestito di verde e con possibile “happy end” nel breve-medio periodo. Il secondo di segno Dem e che – stando anche alla posizione del Pd – potrebbe emergere all’orizzonte solo in un contesto dell’emergenza.

Luigi Di Maio sale al Quirinale con questo schema e a poche ore da una notte fitta di contatti con la Lega. Contatti finalizzati a mettere in campo una bozza di schema di governo ma che si rivelano tutt’altro che risolutivi. Ed è anche per questo che Di Maio incontra il presidente Sergio Mattarella con in testa l’idea di rilanciare in maniera chiara e senza veti, il suo appello al Pd.

Il fattore tempo, per il leader M5S, è cruciale. Il rischio è che con il passare dei giorni la leadership di Di Maio si logori nella sua veste esterna e che, allo stesso tempo, si formino le prime crepe all’interno dei gruppi. Il M5S punta alla prossima settimana per trovare la quadra, annunciando di voler incontrare in quei giorni sia Salvini sia Maurizio Martina, proprio a ridosso del secondo giro di consultazioni. Ma i nodi, tra M5S e Lega restano e sono sempre concentrati sul duo premiership-FI.

Un percorso politico per rifare il bipolarismo, una riforma della legge elettorale e una serie di ministeri pesanti – con la condizione di Di Maio premier – sono, a quanto raccontano fonti parlamentari, le “ultime offerte” che il M5S fa pervenire nella notte alla Lega e di rimando a FI. Al quale, nello schema di Di Maio, non spetterebbero posti di governo ma solo un atteggiamento non ostile nei confronti di Berlusconi nella gestione dei dossier più delicati, dalle nomine alle telecomunicazioni(Rai-Cdp).E secondo ambienti parlamentari Di Maio sarebbero arrivato ad “offrire” a Salvini anche due-tre ministeri a guida di personalità “gradite” a FI.

All’offerta segue una fumata nera che probabilmente infastidisce non poco Di Maio. “Il problema non è più Berlusconi”, è il refrain che filtra dal Movimento subito dopo l’incontro con il capo dello Stato: quasi un’esortazione implicita Salvini a prendere una posizione chiara. E prima dell’incontro il M5S fa sapere al Pd che Di Maio, dal Colle, non citerà Matteo Renzi, smussando i termini di qualche giorno fa e mostrando come, per lui, non sia la presenza di Renzi il problema ma la linea finora tenuta dall’ex premier.

Ma il Pd, salvo colpi di scena, al tavolo con Di Maio non si siederà. Il “no” dei renziani è netto (nelle chat dei fedelissimi dell’ex premier circolano le parole con cui, un mese fa, Di Maio paragonava il Pd alla mafia) e anche il resto del partito non si dice disposto ad accettare la logica dei “due forni” di Di Maio.

Al momento, quindi, resta il “forno” leghista quello percorribile. E non è un caso che Di Maio, quasi a far da contraltare a Salvini, evidenzi al Colle l’importanza di Nato e Ue, mostrando il suo lato più istituzionale atlantista. Aspetti che, per Di Maio, sono anche “un’arma in più” per un governo a cui non si vuol rinunciare. Tanto che, nelle ultime ore, torna a circolare l’ipotesi “C”: quella di Di Maio e Salvini vice premier con una figura terza, ipotesi non impossibile ma che potrebbe emergere solo alla fine di questa complessa partita a scacchi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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