Morta per droga a 16 anni, chiesti 13 anni per il fidanzato

EPA/MARK R. CRISTINO

GENOVA. – La sera del 29 luglio dello scorso anno Adele De Vincenzi, studentessa di 16 anni, consumò cinque grammi di MdMa. Una dose fatale che, secondo l’accusa, venne acquistata dal suo fidanzato, Sergio Bernardin e dall’amico Gabriele Rigotti. Per il primo, studente di 21 anni, il pubblico ministero Michele Stagno ha chiesto la condanna a 13 anni. L’accusa è morte come conseguenza di altro reato e spaccio. Rigotti, che aveva scelto di farsi processare con rito abbreviato, è stato assolto a gennaio dal giudice per l’udienza preliminare Angela Nutini.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti della squadra mobile, i quattro amici – quella notte era presente anche una seconda ragazza coetanea di Adele – dopo avere comprato le dosi di ecstasy a Busalla (Genova), da un pusher di 17 anni, si erano recati a consumare la droga nell’appartamento di Rigotti, nel quartiere genovese di Albaro.

La ragazza si sentì male dopo alcune ore in via San Vincenzo, nel centro di Genova. I due maggiorenni furono arrestati anche perché fornirono versioni contrastanti sulla modalità di acquisto della sostanza stupefacente e per l’atteggiamento tenuto nei momenti successivi al malore della ragazza visto che per evitare conseguenze non lanciarono neppure l’allarme al 118: quella notte Adele si accasciò a terra, fra l’indifferenza dei passanti e lo stato di confusione degli amici.

Fu un netturbino ecuadoriano di 38 anni a lanciare l’allarme al 118. Quando i medici giunsero sul posto Adele era in coma e poco dopo morì al pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Drammatica la telefonata che il netturbino fece al 118 per far soccorrere Adele: “Fate presto, butta gli occhi all’indietro. E’ una ragazzina, trema tutta. E’ con degli amici, ma loro non vogliono chiamare l’ambulanza”.

Per il gup Nutini, però, la droga venne comprata da tutti e quattro i giovani, fu dunque un acquisto di gruppo e non si trattò di spaccio. In pratica, aveva scritto il giudice, tutti quanti avevano deciso che avrebbero consumato droga quella sera, ne avevano parlato nei giorni precedenti e ognuno pagò la sua quota secondo le disponibilità economiche.

L’unico colpevole sarebbe, sempre secondo il gup, il pusher minorenne. E’ vero però, aveva sottolineato il giudice, che nessuno dei due quella notte fece nulla per salvare e aiutare Adele. E per quel motivo Rigotti è già stato indagato per omissione di soccorso.

(di Laura Nicastro/ANSA)

Lascia un commento