Def prudente, crescita a 1,5%. Padoan: “Fermare aumenti Iva”

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (C) con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (S) e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (D) durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri a palazzo Chigi, Roma. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Crescita fissata, con prudenza, all’1,5%, deficit che si riduce nonostante l’una tantum per le banche del 2017 puntando al pareggio di bilancio nel 2020, e lo stesso il debito, in calo addirittura di un punto, e una economia che è tornata “finalmente” alla crescita. Dopo settimane di rinvii il governo uscente, in attesa che si definisca il quadro politico dopo il voto del 4 marzo, ha presentato il suo Documento di Economia e Finanza, quel Def ‘asettico’ e ‘tecnico’, con il solo aggiornamento del quadro tendenziale perché, come ha sottolineato Paolo Gentiloni, “il programma delle riforme tocca al nuovo governo”.

E il primo ostacolo sarà quello delle clausole di salvaguardia – 12,5 miliardi di aumenti Iva nel 2018 e altri 6,7 nel 2019 – che vanno sostituite con altre misure per evitare una stangata per i cittadini e una frenata del Pil, che comunque è dato in rallentamento nel prossimo biennio proprio per i rincari delle imposte indirette, insieme ai rischi geopolitici, in particolare di uno shock protezionistico che costerebbe al Paese fino allo 0,8% del Pil.

Ad invitare il prossimo governo a bloccare gli aumenti Iva è stato lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma sul punto c’è intesa anche in Parlamento. Forza Italia e Fratelli d’Italia già preannunciano risoluzioni ‘programmatiche’ che partono proprio dallo stop alle clausole. Proprio il Def, che a inizio aprile si guardava come campo dove cercare convergenze tra Lega e 5 Stelle, potrebbe invece diventare ora il banco di prova del dialogo tra Dem e Movimento.

Anche per M5s – che sta lavorando ad una sua risoluzione con le proposte ‘bandiera’ del movimento – lo stop alla clausole di salvaguardia, in pratica all’aumento dell’Iva, rimane fondamentale per non frenare i timidi segnali della crescita e anzi, trasformarla in crescita sostenibile.

Mentre resta incerto, e con tempi lunghi, se il Pd farà ancora parte dell’esecutivo o meno, il presidente del Consiglio scende con i suoi ministri (anche Calenda, per spiegare la mossa su Alitalia) a illustrare, ancora una volta, gli esiti “del buon lavoro fatto in 5 anni”, che ha portato il Paese “definitivamente” fuori dalle secche della crisi grazie a “coerenza dell’azione di governo a sostegno all’espansione dell’economia, serietà sui conti pubblici e credibilità a livello europeo”.

Sono i tre pilastri da cui non si può venire meno, quel ‘sentiero stretto’ tanto caro a Padoan che si è dimostrata strategia “efficace” e che può consentire, “senza deviazioni” di proseguire sulla strada della crescita coi conti in ordine. “Fotografiamo risultati molto rilevanti”, sottolinea il premier, invitando chi prenderà il suo posto a Palazzo Chigi a non “interrompere” il percorso e a “proseguire il cammino che è stato intrapreso”.

Anche il debito, in calo deciso di un punto (dal 131,8% del 2017 al 130,8%, nonostante il salvataggio delle banche che pesa anche sul deficit 2017, al 2,3%) mostra che “la strategia è quella giusta non è necessario deviare o pensare a misure eccezionali” osserva Padoan, mentre nel Documento si conferma il percorso di privatizzazione a supporto della riduzione del debito dopo il niente di fatto del 2017.

Il governo resta convinto che le regole europee, nonostante le variazioni del percorso, siano rispettate appieno e guarda alle pagelle definitive che Bruxelles darà a tutti i Paesi a inizio maggio fiducioso che non saranno necessarie correzioni in corsa.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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