Arrestato gambiano: “Dovevo lanciarmi con l’auto sulla folla”

NAPOLI. – Il giuramento di fedeltà al Califfo, una costante di decine di attentati islamisti che hanno sparso sangue e terrore in ogni angolo del mondo. Anche Alagie Touray, 21enne migrante giunto in Italia un anno fa insieme a duecento connazionali a conclusione di un lungo viaggio della speranza, aveva recitato la formula canonica, in un video girato con il suo telefonino e diffuso nella chat di Telegram.

Ne aveva registrati ben tre, prima di riuscire a pronunziare in arabo nella maniera giusta il suo impegno di adesione alla causa del califfo del terrore, Al Baghdadi. Poi lo aveva cancellato dal cellulare ma il filmato ormai aveva cominciato a viaggiare nelle chat fino ad essere intercettato dalla intelligence spagnola.

La segnalazione ai carabinieri del Ros e agli investigatori della Digos ha portato alla individuazione e alla cattura di Touray, all’uscita della moschea di Licola il 20 aprile scorso, al termine della preghiera del venerdì. In caserma ha spiegato che il video era solo uno scherzo, ha raccontato le vicissitudini del viaggio che dall’estrema punta occidentale dell’Africa, attraverso il deserto, lo aveva condotto in Libia e poi in Italia, dove era sbarcato a Messina il 22 marzo 2017 insieme con altri 637 migranti.

Poi l’indomani nuovo interrogatorio e la rivelazione: “Mi avevano chiesto di compiere un attentato lanciandomi con un’auto contro la folla, ma io non avrei mai accettato”. Touray ora si trova in carcere con l’accusa di terrorismo internazionale come presunto militante dell’Isis. E’ questo il reato contestato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Napoli Isabella Iaselli che ha convalidato il fermo accogliendo le richieste avanzate dal pm del pool antiterrorismo Gianfranco Scarfò, con il coordinamento del procuratore Giovanni Melillo e dell’aggiunto Rosa Volpe.

Una indagine – è stato sottolineato nella conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il capo della polizia Franco Gabrielli, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto e il questore di Napoli Antonio De Iesu – che ha premiato l’attività investigativa dimostrando l’efficienza dell’azione preventiva. Alagie Touray risiedeva da oltre un anno in un centro per l’accoglienza dei migranti a Licola, sul litorale flegreo. Era titolare di un foglio di soggiorno provvisorio, in attesa che venisse esaminata la sua richiesta di asilo politico.

Al momento del fermo nessun elemento faceva pensare che Touray fosse coinvolto in un progetto di attentato. Durante i due interrogatori in meno di 24 ore Touray – le cui dichiarazioni sono apparse a tratti contraddittorie e confuse – ha prima sostenuto di aver girato “per gioco” il video del giuramento, poi ha raccontato della richiesta di compiere un attentato lanciandosi sulla folla con un’auto, richiesta che gli sarebbe arrivata via Telegram da un connazionale.

Ha anche aggiunto che gli sarebbero stati promessi dei soldi per girare il video. Ma ha insistito nel sottolineare che, di fronte al progetto di un atto terroristico (ha detto di non sapere dove e quando sarebbe dovuto entrare in azione), lui si sarebbe comunque tirato indietro, non avendo mai avuto intenzione di uccidere persone.

Il guardasigilli Andrea Orlando si è complimentato con gli inquirenti, sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale. Ma l’arresto del gambiano solleva anche polemiche politiche: il leghista Roberto Calderoli chiede di espellere subito i richiedenti asilo africani, la leader di Fdi Giorgia Meloni sottolinea i rischi dell'”immigrazione incontrollata”.

(Vincenzo La Penna/ANSA)

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