Papa Francesco prega per le Madri di Plaza de Mayo

CITTA’ DEL VATICANO. – “Lottatrici” che hanno combattuto “per la giustizia e ci hanno insegnato la strada che bisogna percorrere per andare avanti”: così il Papa ha definito le madri di Plaza de Mayo in un messaggio audio registrato per il 41/o anniversario di attività dell’associazione di donne che denunciarono la scomparsa dei loro figli durante la dittatura militare in Argentina.

Inviato ad Ana María Careaga, figlia della fondatrice Esther Ballestrino de Careaga, l’insegnante paraguayana che fu sequestrata dalla polizia e scomparve per sempre durante la dittatura militare nel 1977, il messaggio è stato trasmesso la sera del 30 aprile da Radio Caput di Buenos Aires durante il programma “Ahora y siempre” (“Ora e sempre”).

“Cara Ana María, in questi giorni in cui si ricorda il 30 aprile del ’77 – afferma Francesco in spagnolo – mi ricordo tanto di tua mamma, che lavorò tanto, che fu una lottatrice, e insieme a lei tante donne che lottarono per la giustizia, o perché avevano perso i loro figli o semplicemente donne madri che, partecipando al dramma di tanti figli scomparsi, si unirono anche loro alla lotta. Sono sicuro che, oltre al riconoscimento dell’umanità, Dio le tiene nel suo cuore”.

Rallegrandosi con Ana María Careaga perché segue i passi di sua madre e li fa conoscere agli altri nel programma radiofonico, il Papa assicura di pregare “oggi in modo speciale per le Madri”. E conclude: “Prego per te, prego per tua madre Esther e prego per tutti gli uomini e le donne di buona volontà che vogliono portare avanti un progetto di giustizia e di fraternità tutti insieme”.

Intanto nell’udienza generale, che ha dedicato nuovamente ai riti del battesimo, Francesco ha ammonito che “non si può stare contemporaneamente con Dio e con il diavolo”. “Noi, quando vediamo della gente che non si sa bene il profilo che ha, che è sempre riuscita a cavarsela bene ma non chiaramente, diciamo: ‘questo va bene con Dio e col diavolo’. Diciamo questo, e questo non può andare: o stai bene con Dio o stai bene col diavolo. Per questo nel battesimo si chiede la rinuncia a Satana”, ha spiegato ‘a braccio’.

“Santificata l’acqua del fonte – ha detto nel suo discorso -, bisogna disporre il cuore per accedere al Battesimo. Prima benediciamo l’acqua, adesso benediciamo il cuore. Ciò avviene con la rinuncia a Satana e la professione di fede, due atti strettamente connessi tra loro”.

“Nella misura in cui dico ‘no’ alle suggestioni del diavolo – colui che divide – sono in grado di dire ‘sì’ a Dio che mi chiama a conformarmi a Lui nei pensieri e nelle opere”, ha osservato, aggiungendo ancora ‘a braccio’: “Il diavolo divide, Dio unisce sempre, la comunità, la gente, in un solo popolo”.

“Non è possibile aderire a Cristo ponendo condizioni – ha quindi avvertito -. Occorre distaccarsi da certi legami per poterne abbracciare davvero altri. Occorre tagliare dei ponti, lasciandoli alle spalle, per intraprendere la nuova Via che è Cristo”. E rinunciare “a Satana, a tutte le sue opere, e a tutte le sue seduzioni”, e insieme professare la fede della Chiesa, dicendo “Credo”, ha concluso, “è una scelta responsabile, che esige di essere tradotta in gesti concreti di fiducia in Dio. L’atto di fede suppone un impegno che lo stesso Battesimo aiuterà a mantenere con perseveranza nelle diverse situazioni e prove della vita”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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