Champions: Roma a testa alta, in finale va il Liverpool

ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Ancora lacrime miste a orgoglio. Come tanti, forse troppi anni fa, quando la Roma fu campione d’Europa per 55 secondi. Oggi, come allora, alla fine ebbe la meglio il Liverpool, ma almeno questa volta i giallorossi ottengono un successo parziale che non lenisce l’amarezza dell’eliminazione, peraltro prevedibile dopo il risultato dell’andata, ma li unisce nell’abbraccio finale con un pubblico che canta sovrastando le grida di gioia della tifoseria dei Reds.

“Grazie Roma”, proprio come la sconfitta ai rigori nella finale di 34 anni fa, è la colonna sonora di un incubo che continua, ma anche questa volta, come allora, si potrà dire che la Roma ce l’ha messa tutta, andando oltre i propri limiti e ottenendo un 4-2 che per la squadra rivale costituisce la prima sconfitta della sua campagna europea che ora la porterà a Kiev, per la sfida al grande Real Madrid.

Ma almeno questa volta i tifosi del Liverpool non possono cantare “A Roma vinciamo sempre” (successe anche nel 2001 per la Coppa Uefa), anche se alla fine esprimono comunque sonoramente la loro gioia, perché mai una sconfitta è stata tanto indolore.

Alla Roma rimane profonda amarezza, soprattutto per quanto fatto nella gara d’andata dopo venti minuti a buon livello. Ma quel 5-2 ha pesato troppo e a ciò si aggiungevano gli errori che, nel primo tempo di oggi, permettevano al Liverpool di segnare i due gol che chiudevano il match dopo appena 26 minuti.

Questa volta l’illusione della Roma, perché di questo si è trattato, durava 26 minuti, ovvero fino al gol di Wijnaldum, lasciato solo nell’area piccola e rimesso in gioco dalla spizzata di testa di Dzeko verso la propria porta. A quel punto la giocata aerea dell’olandese che, ironia della sorte, Sabatini voleva portare alla Roma si è rivelata letale.

In precedenza la squadra di Di Francesco aveva incassato una rete già all’8′, quando un errore di Nainggolan a centrocampo aveva innescato il micidiale contropiede di Firmino con palla smistata a sinistra per Manè e stoccata vincente del senegalese.

Ma la Roma era stata brava a reagire pareggiando dopo appena sei minuti, con l’aiuto della fortuna: il pallone respinto da Lovren su Dzeko era infatti carambolato sul volto di Milner e poi nella porta degli inglesi. Che però si erano rimessi quasi subito a ruminare gioco, fino alla seconda, decisiva, rete a favore.

Ma c’era stato il tempo di notare, prima e anche dopo, che questa sera la Roma aveva una migliore disposizione difensiva, con la quale ha dovuto fare i conti un Salah pronto a sprintare come sempre, ma che ha trovato efficace resistenza, in particolare nell’ottimo Manolas.

La rete di Dzeko in apertura di ripresa, con un bel diagonale, più che le speranze (un 5-2 a favore avrebbe garantito solo i supplementari) aveva riacceso l’orgoglio dei romanisti, che giocavano di corsa e temperamento. Rimaneva il rimpianto di un ‘mani di Alexander-Arnold su conclusione ravvicinata di El Shaarawy non visto dall’arbitro Skomina e dal giudice di linea: si era al 18′ della ripresa, e se fosse stato fischiato il penalty, forse i romanisti qualcosa avrebbero ancora potuto tentare.

Pur tenendo conto che diverso sarebbe stato l’atteggiamento del Liverpool, a quel punto orientato soprattutto a contenere, più che affondare con le frecce del suo attacco. Le reti di Nainggolan a 4’ dalla fine, con un bel destro che carambolava sul palo e poi in porta, e nel recupero su rigore davano alla Roma un successo con scarto di due reti, forse ingeneroso nei confronti del Liverpool ma meritato per il cuore di una squadra che oggi non ha mai mollato.

Il sogno di un’altra rimonta è rimasto tale, perché certi fantasmi del passato la Roma non riesce a scacciarli, e il Liverpool resta tabù.

(di Alessandro Castellani/ANSA)

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