L’Eta si scioglie dopo 60 anni e 853 morti

ROMA. – Eta ultimo atto. L’organizzazione armata separatista dei baschi annuncia il proprio scioglimento finale. Lo fa sette anni dopo aver dichiarato la fine della lotta armata, un anno dopo aver consegnato le armi e pochi giorni dopo aver provato a riconciliarsi con la società spagnola con una lettera di scuse ai familiari delle 853 vittime della sua ultraquarantennale campagna di violenza. Nell’indifferenza del governo di Madrid.

Nell’annuncio, recapitato ad alcuni media, si afferma che l’Eta – sigla in lingua basca che sta per Euskadi ta Askatasuna (Patria basca e libertà) – “ha completamente sciolto tutte le sue strutture”. Quasi una formalità, che però – postilla lo stesso messaggio – non estingue affatto il conflitto, che tuttora permane, fra il Paese basco, la Spagna e la Francia”.

“Il paese basco ha ora di fronte a sé un’opportunità nuova di chiudere finalmente il conflitto e di costruire un futuro per tutti”, si legge nel messaggio. “Non ripetiamo gli errori, non facciamo degenerare i problemi”. Ma la decisione unilaterale ha trovato il muro opposto dallo Stato spagnolo. Il ministro dell’Interno, Juan Ignacio Zoido, ha assicurato che “continueranno le indagini sui crimini irrisolti” commessi dai terroristi. “L’Eta non ha ottenuto nulla con la promessa di fermare gli omicidi e non ottiene nulla annunciando quella che chiama la dissoluzione”, ha detto Zoido.

Nel 2011 c’era stata la dichiarazione unilaterale di tregua “permanente”, e fin da allora il governo conservatore del Pp guidato da Mariano Rajoy, appena andato al potere, mise in chiaro che non ci sarebbe stata una contropartita: non un rilascio di “prigionieri politici”, né concessioni al governo autonomo basco e neanche un riconoscimento politico come interlocutore.

Un anno fa c’era stata la “resa”, con la cessione senza condizioni alla polizia francese dei nascondigli segreti di armi ed esplosivi e una decina di giorni fa una lettera di scuse alle famiglie delle vittime. Nata nel 1958, nel pieno della dittatura di Francisco Franco, l’Eta conquistò risonanza mondiale con il clamoroso attentato con cui nel 1973 uccise il braccio destro del ‘caudillo’, il primo ministro Luis Carrero Blanco, con una bomba in un tombino, che esplose al passaggio della sua auto blindata.

Dopo la fine della dittatura nel 1975, l’Eta continuò la sua battaglia per l’indipendenza dei baschi, rivolgendola contro lo stato democratico, intrecciando, come l’Ira irlandese, nazionalismo e temi di liberazione sociale. Secondo il governo spagnolo, le sue vittime ammontano a 853 persone, 443 delle quali poliziotti o membri della Guardia civil, 58 uomini d’affari, molti dei quali baschi, e 39 politici.

L’annus horribilis fu il 1980, con 100 morti. Ma anche il 1987, con i 21 civili uccisi con una bomba in un mercato a Barcellona. Una scia di sangue che comprende anche 2.600 feriti e 86 rapiti. La ferita più profonda fu il rapimento e l’assassinio, nel 1997, del giovane funzionario conservatore Miguel Angel Blanco, che per reazione provocò una manifestazione oceanica contro il terrorismo. Un gesto di brutalità che accelerò la sconfitta dell’organizzazione.

(di Fabio Govoni/ANSA)

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