Allarme Sis 118, ambulanze senza medici e infermieri

ROMA. – “Negli ultimi 7-8 anni il sistema di soccorso salva-vita del 118 è stato smantellato. Sulle ambulanze mancano medici e infermieri, ossia chi è deputato a intervenire con diagnosi e terapia immediate”. A lanciare l’allarme è proprio il presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli. Che denuncia: “Per il Sistema di Emergenza Territoriale lo Stato spende una cifra risibile, solo l’1,7% di tutta la spesa sanitaria nazionale, e negli ultimi anni è stato chiuso il 50% delle Centrali operative”.

Balzanelli ricorda che il DM del 2015 prevede che per ogni 60 mila persone, va garantito sui mezzi di soccorso un team di prestazione avanzata. “Ma è una baraonda – dice – ogni regione fa quello che vuole, la situazione è peggiore al Nord per via delle politiche adottate dalle amministrazioni. Al Sud invece i mezzi di soccorso hanno il personale sanitario a bordo, ma troppo spesso arrivano in ritardo perchè sono troppo pochi”.

Così succede che a Milano, su centinaia di ambulanze, quelle medicalizzate, cioè con medico e infermiere a bordo, sono solo cinque. Nel Lazio ce ne sono 16, poche in tutto il Friuli. A Taranto invece chi chiama il 118 può stare tranquillo perchè il medico arriva sempre, come in Calabria e Sicilia, dove però la carenza di ambulanze mette a rischio la vita dei cittadini.

Non solo: il presidente Sis punta i riflettori sul fatto che sul luogo delle chiamate d’urgenza chi arriva sono spesso solo i cosiddetti soccorritori, “volontari o persone che hanno seguito corsi certificati di rianimazione ma che non possono intubare, dare farmaci, insomma intervenire come un medico”.

I soccorritori – dice – sono anche autisti dell’ambulanza, e arrivano in due, nonostante la Società italiana sistema 118 preveda sempre quattro persone a bordo e mai meno di tre. “Se hanno un contratto dipendono dalle Associazioni convenzionate, raramente dallo Stato, oppure ricevono un rimborso, buoni pasto o buoni benzina e – tiene a sottolineare – non è inusuale, stando alla nostra esperienza, che molti di loro vengano pagati in nero”.

Sotto accusa anche i contratti precari inadeguati rispetto alle complessità di gestione ed ai rischi sul campo, oltre alle postazioni del Set, “che verrebbero chiuse nel 90% dei casi in seguito a qualsiasi ispezione”. “La clamorosa inefficacia di visione da parte delle precedenti gestioni ministeriali – accusa – ha portato a trattare le centrali operative del 118 come call center. Ma il Sistema di emergenza territoriale non è un rispondificio telefonico”.

E annuncia che verrà chiesto al nuovo ministro e al governo un incontro urgente per la riforma legislativa del Sistema salva-vita 118: “Chiederemo la più netta discontinuità di politica sanitaria”. Balzanelli richiama infine l’attenzione sui Punti di primo intervento territoriale, che “si è stabilito irrazionalmente di chiudere quando invece vanno potenziati, perché sono le uniche strutture del territorio in grado di affrontare, dati alla mano, il 98% di tutte le emergenze minori, impedendo il sovraffollamento dei pronto soccorso”.

(di Silvana Logozzo/ANSA)

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