Ricamo fotorealista

Il ricamo è sostanzialmente un’arte perduta, tutt’al più buona per coprire un cuscino o la seduta di qualche sedia. La pittrice americana Cayce Zavaglia invece, sedici d’anni fa, si è stufata di lavorare con i colori dei tubetti – che reputava potenzialmente tossici – e ha riesumato la tecnica delle nonne, ma con la sensibilità di un’artista dalla preparazione accademica classica.

Ne è uscita una serie di spettacolari ritratti iperrealistici in filo di cotone e filo ritorto di lana su tela: solo di amici e familiari però. L’artista dice infatti di non riuscire a ritrarre persone che non conosca intimamente in quanto la complessità della tecnica la obbliga a considerare anche la complessità interna dei suoi soggetti. Illuminanti – e quasi allarmanti, per l’evidente fatica del metodo impiegato – le immagini in dettaglio consultabili qui.

Ms. Zavaglia trova che il retro dei suoi ritratti, con il caos dei fili e nodi pendenti – così in contrasto con l’ordine del verso “giusto” – sia un’interessante rappresentazione “psicologica” del conflitto tra il volto pubblico dei soggetti e quelle interazioni interiori che generano l’esternalità mostrata al mondo.

(di James Hansen)

 

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