Il testamento politico di McCain: “Difendere gli Usa da Trump”

John McCain (ANSA/AP Photo/Evan Vucci)

NEW YORK. – John McCain non intende abbandonare la sua battaglia per salvare l’America da Donald Trump neanche di fronte alla sua malattia, un tumore al cervello, che lo ha ridotto in fin di vita. Da tempo nemesi del presidente americano, McCain affida a un libro di memorie e a un documentario il suo testamento politico e guarda avanti: dal suo funerale, i cui preparativi sono già in corso, Trump è escluso.

Al suo posto è preferito il ‘politico’ di professione, il vice presidente Mike Pence. Ma soprattutto sono invitati l’ex presidente George W. Bush e l’ex avversario Barack Obama. Un segnale chiaro di come McCain vede la sua ‘America’ da patriota come è sempre stato. Ex prigioniero di guerra in Vietnam, per cinque anni torturato dai vietcong in una famigerata prigione di Hanoi, il senatore repubblicano chiede all’ex vice presidente Joe Biden, suo amico e avversario, di non abbandonare la politica.

”E’ in una situazione di salute molto precaria e preoccupato per lo stato del paese, per come la nostra reputazione a livello internazionale è danneggiata” dice Biden, volato in Arizona al ranch di McCain per un faccia a faccia. Nessuno fra gli amici e i parenti di McCain che in queste ore lo circondano si lascia andare a sentimentalismi e addii di fronte al senatore ‘Maverick’, che nonostante i suoi 81 anni e la malattia continua a essere un combattente.

Il libro e il documentario presentano a Mccain anche l’occasione di una riflessione sulla sua carriera politica. Fra i suoi errori c’è quello di aver scelto Sarah Palin per la vicepresidenza quando nel 2008 ha sfidato Barack Obama. Repubblicano di vecchio stampo McCain sembrava avere tutte le carte in regola per vincere e battere l’emergente senatore afroamericano. La scelta di Palin – ammette – non è stata lungimirante. ”Mi pento” dice spiegando che avrebbe dovuto scegliere Joseph Lieberman: non farlo è stato un “altro errore nella mia carriera politica”.

McCain non ha mai taciuto sui suoi timori sulla direzione del paese sotto Trump, con il quale si è più volte scontrato pubblicamente fino allo showdown sull’Obamacare, non revocata dai repubblicani per il suo no decisivo. In quel luglio dello scorso anno McCain, figlio e nipote di ammiragli a quattro stelle, si unì alle colleghe repubblicane Susan Collins e Lisa Murkowski e a 48 democratici votando no: Trump colpito e affondato.

E’ stato uno degli ultimi atti per l’81enne senatore colpito dallo stesso male che ha ucciso in pochi mesi l’amico e rivale di partito Ted Kennedy, e che forse non riuscirà a vedere la fine della battaglia ancora lunga sulla sanità americana.

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