Priorità del nuovo Governo tra vincoli e promesse

In una foto d'archivio del 2017 il tabellone elettronico con il risultato del voto in aula al Senato durante la fiducia posta dal governo sulla legge elettorale Rosatellum.
In una foto d'archivio del 2017 il tabellone elettronico con il risultato del voto in aula al Senato durante la fiducia posta dal governo sulla legge elettorale Rosatellum. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Se si riuscirà a trovare l’accordo per un nuovo governo “politico” fra M5S e Lega, sarà l’economia il primo banco di prova per l’esecutivo a partire dal disinnesco dalle clausole di salvaguardia che prevedono per il 2019 l’aumento delle aliquote Iva. Ma se per evitare l’aumento fissato per il prossimo anno (dal 22% al 24,2% per l’aliquota ordinaria e dal 10% all’11,5% per quella ordinaria) bisognerà trovare oltre 12 miliardi, saranno le misure annunciate in campagna elettorale quelle che potrebbero far saltare il banco. Il prossimo 23 maggio la Commissione europea giudicherà lo stato dei conti italiani chiedendo probabilmente una correzione dello 0,3% e a quel punto sarà ancora più difficile mettere in campo anche solo una parte delle misure promesse.

La “bandiera” della Lega in campagna elettorale, la cancellazione della legge Fornero, secondo i calcoli dell’Inps costerebbe solo il primo anno 14 miliardi (salendo a 20 l’anno a regime). E questa cifra servirebbe solo a tornare alle condizioni di accesso alla pensione antecedenti la riforma Fornero (quindi in sostanza la reintroduzione delle quote e la differenza tra uomini e donne) ma lascerebbe invariate le misure sull’aspettativa di vita. Quindi comunque non si eviterebbe lo scatto dei 67 anni per l’accesso alla vecchiaia previsto per il 2019.

La bandiera del Movimento Cinque stelle, il reddito di cittadinanza, costa secondo il Movimento 15 miliardi ma Inps e Confindustria ritengono che la misura costi almeno il doppio.

In pratica, quindi, solo queste tre misure farebbero salire il conto oltre i 40 miliardi solo per il 2019, senza considerare la correzione che potrebbe essere chiesta dall’Ue, senza coperture chiare e senza che si considerino la Flat tax sulla quale punta Forza Italia e gli altri temi affrontati in campagna elettorale come la riforma dei centri per l’impiego. Un altro miliardo va trovato per il 2019 per finanziare il rinnovo dei contratti pubblici (oltre sei nel triennio 2019-21).

Il Governo dovrà poi affrontare anche le crisi aziendali (circa 160 tavoli aperti al Ministero dello Sviluppo economico per 200.000 lavoratori interessati nel complesso e 20.000 eccedenze di personale) con in questa la questione Ilva e la vendita di Alitalia.

Altri temi fondamentali sui quali bisognerà trovare un’intesa saranno quello dei migranti e dei fondi europei che saranno al centro del Consiglio europeo del 28-29 giugno. In quella data i capi di Stato e di governo discuteranno a Bruxelles delle migrazioni con il faticoso negoziato sul meccanismo di Dublino per l’asilo, ma anche anche del bilancio pluriennale dell’Ue, che nella prima bozza presentata dalla Commissione vede un taglio ai fondi per agricoltura e coesione, di cui hanno beneficiato finora in modo particolare le regioni italiane.

Sarà al centro dei colloqui anche la riforma dell’eurozona e dell’unione bancaria, che potrebbero anche virare in una direzione penalizzante per il nostro Paese. Uno dei primi appuntamenti internazionali del nuovo Governo sarà il G7 in Canada. Nell’agenda del premier Justin Trudeau per l’8 e 9 giugno ci sono temi che hanno riflessi anche sull’Italia, dall’Ucraina e di conseguenza i rapporti dell’Occidente con la Russia, alla guerra in Siria, le cui conseguenze incidono sulla crisi migratoria.

Ma nei colloqui tra i leader non è da escludere che si tocchino argomenti come la battaglia commerciale dei dazi tra Usa e Cina. Su quest’ultimo tema, in particolare, Francia e Germania hanno fatto sentire con forza la loro voce nei confronti di Washington ma la questione ha un’ovvia rilevanza anche per l’economia italiana.

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