Parla l’analista israeliano Inbar: “Attacchi di Israele in Siria non cesseranno”

Prof. Efraim Inbar

TEL AVIV.- All’origine delle fiammate di guerra di ieri sul Golan ed in Siria vi è lo scontro fra due determinazioni altrettanto tenaci: “Gli iraniani – spiega all’ANSA il professor Efraim Inbar, presidente dell’Istituto Jerusalem di Studi strategici (Jiss) – vogliono costruire in Siria un nuovo fronte contro Israele, come quello di cui già dispongono in Libano. Israele a sua volta vuole assolutamente impedire che vi si crei un secondo Libano. Ed Israele – aggiunge – è molto determinato a continuare questa politica”.

Dopo la guerra in Libano del 2006 fu detto da più parti ad Israele di non preoccuparsi eccessivamente dei missili che gli Hezbollah stavano accumulando perché “erano destinati ad arrugginire nei magazzini”. Adesso invece la milizia di Hassan Nasrallah rappresenta una minaccia seria per le retrovie dello Stato ebraico.

Anche da qui la necessità per Israele di impedire all’Iran di trasformare la Siria in un’altra base avanzata di attacco. “Una delle lezioni chiare è che è meglio affrontarli fin d’ora, prima che dislochino i missili. Su questo – afferma Inbar – c’è un forte sostegno, anche di partiti di opposizione” alla linea di Benyamin Netanyahu e Avigdor Lieberman.

L’attacco iraniano sul Golan e l’estesa reazione dell’aviazione israeliana possono essere indirettamente collegati anche alla decisione di Trump di uscire dagli accordi sul nucleare iraniano. “Quello sviluppo ha indubbiamente giovato ad Israele”, secondo il professor Inbar. “Perché la grande America si è schierata al nostro fianco. Garantisce libertà di manovra. Di conseguenza il deterrente di Israele aumenta. Lo stesso dicasi dopo la visita di Netanyahu a Mosca, che segnala nitidamente che anche i russi ci garantiscono libertà di azione e non si oppongono in maniera attiva alle operazioni israeliane contro obiettivi iraniani” in Siria.

Israele sfrutta dunque il momento opportuno per colpire con energia quanto le forze iraniane hanno costruito in Siria. “Non siamo disposti ad accettare la presenza di basi missilistiche, né certamente una presenza marina iraniana nel Mediterraneo, né la loro aviazione in cielo”.

Ma qual è l’entità dei danni subiti ieri dalle forze iraniane? “Finora non esiste una valutazione definitiva. Suppongo che i danni siano ingenti. Adesso tutto dipende da quanto Teheran vorrà investire per la ricostruzione, che potrebbe essere completata in alcuni mesi. Dobbiamo ancora vedere se i nostri attacchi li abbiano indotti alla moderazione”.

Qui allora va valutata la determinazione dell’Iran. “Non dimentichiamo – avverte Inbar – che la loro ideologia punta alla distruzione di Israele. Il loro modus operandi include mosse rischiose. Sono disposti ad assorbire anche prezzi elevati”. Esiste la possibilità che gli Hezbollah intervengano al fianco dell’Iran?

Secondo Inbar non in questa fase: “Gli Hezbollah sono agli ordini dell’Iran che li conserva, specialmente con la loro forza missilistica, nel caso si verificasse lo scenario peggiore per Teheran, un attacco israeliano agli impianti nucleari”.

E da Hamas Israele deve temere l’apertura di un altro fronte? “In Medio Oriente tutto è sempre possibile. Ma pure con il loro odio verso gli ebrei, anche loro hanno appreso una lezione. Anni fa sparavano missili da Gaza, adesso contro di noi lanciano aquiloni incendiari”.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

Lascia un commento