Zte annuncia stop di “primarie attività”. Pesa il bando Usa

(Photo by Miquel Benitez/Getty Images)

PECHINO. – Zte annuncia lo stop di “primarie attività” pagando il divieto all’export per 7 anni di componenti hi-tech dagli americani, a partire dai microchip, alla base dei suoi prodotti. Lo spettro del collasso, vista la dipendenza del primo gruppo cinese di equipaggiamenti e dispositivi per tlc dagli Usa, avanza dopo il blocco di aprile delle autorità americane in risposta al mancato rispetto degli accordi definiti per sanare la vendita di materiale a Iran e Corea del Nord.

Zte Italia ha assicurato che le attività stanno proseguendo e di aver avviato, di concerto con la capogruppo, un lavoro interno “per predisporre ogni azione possibile a tutela delle necessità dei nostri clienti e in ottemperanza agli impegni assunti con tutti gli stakeholder”.

La filiale italiana, con 100 milioni investiti e altri 500 pronti nel quinquennio, è verosimile possa accusare comunque il colpo senza la rapida schiarita con gli Usa, con ripercussioni su ruolo di hub europeo e ambizioni nello sviluppo del 5G che a febbraio ha visto l’avvio all’Aquila del Centro di innovazione e ricerca nel Tecnopolo d’Abruzzo.

Fondata a Shenzhen nel 1985, Zte è leader nel settore delle telecomunicazioni con quasi 100mila dipendenti e un giro d’affari di 100 miliardi: la società, i cui titoli sono sospesi da settimane alla Borsa di Hong Kong e di Shenzhen, ha fermato la vendita di prodotti di consumo e dei relativi servizi. Primarie attività sono state interrotte” come risultato dell'”ordine di rifiuto” deciso dal dipartimento al Commercio Usa, ha scritto Zte in un file inviato alla Borsa dell’ex colonia britannica.

Il divieto sulla vendita di tecnologia è maturato in una fase di forte tensione tra Usa e Cina sull’interscambio commerciale e le pratiche illegali sulla proprietà intellettuale: Liu He, vice premier e plenipotenziario del presidente Xi Jinping sulle questioni economiche, sarà la prossima settimana a Washington per un secondo round negoziale dopo quello di Pechino a inizio mese, allo scopo di scongiurare una guerra commerciale.

Zte ha detto di aver sottoposto all’Ufficio industria e sicurezza americano la richiesta di revoca del bando per scongiurare altre gravi conseguenze alle attività. Nel suo file, la compagnia ha assicurato di avere sufficiente liquidità e di “aderire ai suoi obblighi commerciali soggetti al rispetto delle leggi e dei regolamenti”, ma le stime di analisti ed esperti vedono poche settimane ancora di resistenza.

La notizia positiva è la ripresa delle forniture di chip dalla taiwanese MediaTek dopo il via libera delle autorità dell’isola. La Cina ha ufficialmente protestato contro il blocco consegnando anche al segretario al Tesoro Steven Mnuchin in visita a Pechino, nell’ ambito del dialogo sul commercio, la richesta di sottoporre la questione al presidente Trump.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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