Roma-Juventus anomala: dai veleni alla possibile festa

Serie A, Roma-Juventus (elaborazione)

ROMA. – Il quesito è chiaro: grandi nemici a prescindere o, una volta tanto, non belligeranti per reciproco interesse? La sfida Roma-Juventus di domenica, a 90′ dall’epilogo del torneo, riflette una luce che Inter, Lazio e Napoli potrebbero giudicare opaca. La Roma infatti è a un punto dalla sicurezza Champions, la Juve dal settimo scudetto di fila. Vero è che i giallorossi hanno poi la gara col tranquillo Sassuolo e i bianconeri possono giovarsi, nella imprevedibile ipotesi di una doppia sconfitta, di +16 di differenza-reti sul Napoli.

Da un lato è impensabile che le due squadre scendendo in campo dimentichino liti, veleni e rivalità decennali, dall’altro però non è da escludere che, con un risultato in bilico a metà ripresa, decidano di controllarsi a vicenda senza rischiare nulla per poi poter festeggiare una volta tanto insieme.

La Roma intanto vorrà vendicare la sconfitta di misura dell’andata, unico ko della sua marcia trionfale lontano da casa, la Juve vuole certificare il suo feeling con l’Olimpico visto che due mesi fa ha posto le basi per lo scudetto vincendo con la Lazio con una genialata di Dybala, per poi conquistare mercoledì la quarta Coppa Italia di fila abbattendo il Milan con un micidiale 4-0.

Ci saranno vari confronti elettrizzanti: i portieri Alisson-Buffon, i goleador Dzeko-Higuain, i folletti esterni Under-Douglas Costa. Inoltre si attende la prova degli ex Benatia e Pjanic, del nemico dichiarato Nainggolan, di quello storico De Rossi, che ha raccolto il testimone di Totti.

La storia dice che tra le due grandi nemiche sono banditi gli incontri banali. Dai centimetri del famigerato gol annullato a Turone al 4-0 ‘e tutti a casa’ di Totti, dal gol scudetto di Cuccureddu nella chiacchierata sfida del 1973 alla rimessa di Aldair ‘sporcata’ dal guardalinee: tra bianconeri e giallorossi impera un mix di rivalità e di veleni decennali.

Botte e risposte memorabili hanno dato sapore anche alle contese del passato remoto. Si comincia con la Juve che infrange il tabù di campo Testaccio con un 2-3 nel 1930. Ma una tremenda vendetta si consuma l’anno dopo con un 5-0, che ispirerà il film di Mario Bonnard, con doppietta di Bernardini. Controreplica al fiele, un devastante 7-1 in casa nel 1932, maggiore score in 87 anni. La Roma assesta un 3-1 nel 1936 violando un campo imbattuto da quattro anni.

Palla al centro e a randellare è la Juve: 2-0 nel 1942 a una Roma verso lo scudetto, poi prende a schiaffoni gli avversari nel 7-2 del 1950 con tris di Hansen. Vendetta nel 1958 con il 4-1 alla super Juve di Charles e Sivori. Passano 15 anni e a Roma nel 1973, grazie alla ‘fatal’ Verona del Milan, la Juve si regala l’insperato scudetto con Altafini e un siluro di Cuccureddu.

La Roma si presenta alla sfida scudetto 1981: Turone segna di testa ma il gol viene annullato per un fuorigioco che fa ancora discutere. Arriva Falcao, la Roma vince lo scudetto del 1983, la Juve lo ritarda imponendosi all’Olimpico 2-1. Tre anni dopo, la grande illusione: Juve rincorsa e abbattuta 3-0 poi raggiunta prima dell’harakiri col Lecce.

Poi dopo un 5-0 nel 1990 con tris di Schillaci, nel ’95 nuove scintille: un guardalinee urta Aldair mentre rimette il pallone in gioco, assist per Ravanelli che segna. La Roma si vendica vincendo lo scudetto 2001 anche con un 2-2 in rimonta a Torino, poi con Totti e Cassano infligge un poker nel 2004 col capitano che mima un gesto, 4-0 e tutti a casa, benzina per nuove polemiche moltiplicate dalla fuga di Capello alla Juve che incapperà in calciopoli, oltre ai veleni tra Moggi e Baldini. Ma quel gesto del capitano porta male alla Roma che da allora raccoglie briciole.

Pausa con successo esterno per 2-1 con gol di Riise nel 2010, poi altri due ceffoni (4-0 e 4-1 a Torino) fino all’1-0 del febbraio 2013 firmato Totti. Da allora la Roma subisce. Il ko che pesa di più è il 3-2 2014: veleni come se piovessero per i tre gol juventini (secondo la Roma due rigori inesistenti e un eurogol di Bonucci con Vidal in fuorigioco).

Dzeko firma il 2-1 dell’agosto 2015 con la Juve ultima, prima della grande rimonta che porta allo scudetto anche con l’1-0 nel ritorno con una perla di Dybala. Poi nuovo 1-0 firmato Higuain e perentorio 3-1 col sigillo di Nainggolan, fino al successo dell’andata con spunto dell’ex Benatia, una delle prime plusvalenze della gestione americana.

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