Nicaragua: scade l’ultimatum dei vescovi a Ortega, tensione

Studenti durante una manifestazione di protesta contro Daniel Ortega.
Studenti durante una manifestazione di protesta contro Daniel Ortega.

MANAGUA. – Tensione alle stelle in Nicaragua, dove a mezzogiorno (le 20 in Italia) scade l’ultimatum dato dalla Conferenza episcopale locale al governo di Daniel Ortega perché adempia le condizioni necessarie per il lanciare il “dialogo nazionale” nel quale la Chiesa cattolica dovrebbe essere mediatrice e testimone.

Venerdì scorso, i vescovi hanno fissato quattro condizioni indispensabili a loro avviso per dare inizio al dialogo promesso da Ortega: autorizzazione di un’inchiesta della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (Cidh) sui morti (almeno 42) nelle proteste, soppressione dei gruppi armati progovernativi, sospensione della repressione delle manifestazioni pacifiche e rispetto dei diritti umani, a partire da quelli degli impiegati pubblici che sono forzati a scendere il piazza per inscenare l’appoggio popolare al governo.

Da allora, però, la situazione si è degradata ulteriormente: sabato scorso almeno una persona è morta e decine sono rimaste ferite a Masaya, nella zona metropolitana di Managua, durante violenti scontri fra manifestanti, polizia e gruppi sandinisti, durante i quali sono stati distrutti o danneggiati molti esercizi commerciali, in una località nota per il suo mercato artigianale.

A Masaya gli scontri sono durati più di 12 ore, ma proteste simili, anche se meno violente, si sono registrate in diversi dipartimenti del paese, tanto sulla sponda pacifica (Chinandega, Granada, Leon, e Rivas) come nel nord (Esteli e Matagalpaen).

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