L’indipendentista Torra è il nuovo presidente catalano

Il neo eletto presidente catalano Quim Torra. EPA/Quique Garcia

BARCELLONA. – Da oggi si candida a nemico pubblico numero 1 per milioni di spagnoli: Quim Torra, 55 anni, intellettuale poliedrico dal sorriso dolce ma polemista corrosivo e indipendentista di ferro, è stato eletto nuovo presidente dalla Catalogna dal Parlament di Barcellona.

La sua elezione chiude sei mesi da incubo per il sovranismo catalano, scattati dopo la proclamazione della ‘repubblica’ il 27 ottobre con l’immediata successiva decapitazione da parte di Madrid dell’autonomia, la destituzione del presidente Carles Puigdemont e del suo Governo, lo scioglimento del Parlamento, il commissariamento, l’arresto di nove leader indipendentisti e la fuga in esilio degli altri.

Designato dall’esiliato Puigdemont, Torra è stato eletto al secondo turno con i 66 voti dei deputati JxCat e Erc, contro i 65 di unionisti e Podemos. I 4 antisistema della Cup si sono astenuti. Avvocato, giornalista, storico, editore, ex dirigente in Svizzera di una compagnia assicurativa, Torra è la nuova bestia nera del nazionalismo spagnolo, che per anni ha attaccato con scritti e tweet al vetriolo.

“Vergogna è una parola che gli spagnoli da anni hanno eliminato dal loro vocabolario”, ha scritto per esempio nel 2012. Per Ciudadanos è anti-spagnolo e “xenofobo”. Lui, conciliante, si è scusato, “se qualcuno si è sentito offeso”. Il nuovo President è determinato a raccogliere il mandato di Puigdemont (che svolgerà un ruolo di guida dall’esilio a capo di un ‘Consiglio della Repubblica’).

Lavorerà, ha annunciato, per costruire “uno Stato indipendente sotto forma di repubblica” in base al mandato del referendum del primo ottobre e della ‘dichiarazione di indipendenza’ del 27. Però ha anche fatto autocritica e intende evitare di ripetere gli “errori del passato”.

La sua elezione deve essere ratificata da re Felipe VI. Giovedì sarà formato il nuovo governo, che avrà come colonne Pere Aragones di Erc e Elsa Artadi di JxCat, e simbolicamente due ministri in carcere, Jordi Turull e Josep Forn, e uno in esilio, Lluis Puig. Con la formazione dell’esecutivo, finirà il commissariamento di Madrid e la Catalogna tornerà all’autogoverno.

Torra ha chiarito che Puigdemont rimane il “presidente legittimo” e promesso di cedergli il posto non appena possibile. Madrid ha posto il veto dopo le elezioni vinte dagli indipendentisti in dicembre al ritorno del leader destituito accusato di ‘ribellione’ e bloccato le candidature di Jordi Sanchez, in carcere da sei mesi, e di Jordi Turull, arrestato fra il primo e il secondo turno.

La priorità per il nuovo President ora è far ripartire l’autogoverno, congelato per sei mesi da Madrid, e lavorare per la liberazione dei “detenuti politici”, insieme al rilancio del cammino verso la repubblica. Torra si è detto pronto subito a un “dialogo senza condizioni” con il premier spagnolo: “Se mi chiama, domani sono alla Moncloa per parlargli”.

Anche Mariano Rajoy ha detto che vuole cercare “dialogo e concordia” con il nuovo President catalano. Ma ha anche avvertito che farà rispettare “la legge e la costituzione”. Domani vedrà i leader di Psoe e Ciutadanos Pedro Sanchez e Albert Rivera che lo hanno appoggiato nella strategia repressiva contro la Catalogna per concordare una riposta “costituzionale” all’elezione di Torra.

Il primo atto del nuovo President sarà invece volare a Berlino mercoledì da Puigdemont, che attende la risposta dei giudici tedeschi alla richiesta di estradizione di Madrid. Intanto, secondo un sondaggio Ceo, riprende a crescere il desiderio di indipendenza fra i catalani: è ora al 48%, contro il 43,7% di contrari. Il conflitto catalano non sembra certo chiuso.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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