La destra attacca Macron, impotente davanti a jihadisti

Il presidente francese Macron durante una visita a gendarmerie e polizia di Calais.
Il presidente francese Macron durante una visita a gendarmerie e polizia di Calais. (GettyImages)

PARIGI. – Dopo la paura, arrivano i veleni. Contro il governo “impotente”, contro Emmanuel Macron che soltanto stasera rientra dal lunghissimo week-end con Brigitte nel sud della Francia, e contro il sistema della schedatura ‘S’, che finora si è rivelato fallimentare. Ma per gli esperti, il fenomeno della jihad è “globale” ed è soltanto agli inizi. Intanto, sono stati prorogati i termini dello stato di fermo per i genitori di Khamzat Azimov, il ventunenne nato in Cecenia e naturalizzato francese nel 2010 che sabato sera ha accoltellato 5 persone, uccidendone una.

Sul piano politico, dopo le violente dichiarazioni del Front National, con Marine Le Pen che ha definito “inutile” il sistema della schedatura ‘S’ – quella riservata ai soggetti a rischio radicalizzazione – è scesa in campo l’opposizione di destra, i Republicains. Il leader, Laurent Wauquiez, ha chiesto a Macron una riunione di tutti i capi dei partiti per “discutere sulla lotta al terrorismo” e “delle misure più efficaci” che si rendono necessarie.

Sono stati sempre i Republicains a parlare di governo “impotente”, proponendo in particolare l’espulsione degli stranieri schedati ‘S’, la creazione del reato di incitamento all’odio (nel caso di stranieri anche qui la pena sarebbe l’espulsione) o “l’internamento” degli schedati “più pericolosi”.

Anche Azimov, l’ultimo della lunga serie di terroristi che da tre anni insanguinano la Francia, era schedato ‘S’, come tutti gli altri. Era anche stato interrogato, ma è passato egualmente all’azione senza avvisaglie. E, secondo la rivendicazione e il video diffuso dall’Isis, lo ha fatto in nome della jihad. Gli schedati ‘S’ sono circa 20.000, il nucleo di quelli più a rischio non meno di 12.000.

Il sito governativo “Stop-Jihad”, in un’indiretta risposta alle polemiche, ha fatto notare che se si è schedati a rischio radicalizzazione, questo non rappresenta in nessuno modo “una prova di colpa”. Si può quindi “sorvegliare” il sospetto, ma non c’è nessun modo per limitare la sua libertà.

“Il jihadismo è un fatto sociale globale”, ha scritto su Le Monde il ricercatore Farhad Khosrokhavar, sociologo specializzato in jihadismo: “come dimostrano i recenti attentati – sostiene – la città e i suoi quartieri-ghetto sono diventati i crocevia del reclutamento jihadista, che seduce essenzialmente una gioventù in origine immigrata ed emarginata. Il passaggio al jihadismo di una piccola minoranza di questi individui, restituisce loro, sul piano immaginario, la fierezza, la dignità”.

Ancora più drastico un altro esperto, Wassim Nasr, intervistato da France Info: “il fenomeno è solo all’inizio”. Intanto, lo stato di fermo dei genitori del terrorista e dell’amico e coetaneo di Strasburgo, Abdul Hakim A., sono stati prorogati. E quest’ultimo è stato trasferito nei locali dei servizi a Parigi, dove in queste ore viene interrogato.

Si cerca di capire come si muove la filiera cecena, che secondo gli 007 francesi rappresenta il 7% del totale dei potenziali radicalizzati. Anche lui nato in Cecenia, Abdul Hakim era schedato ‘S’, come l’amico Azimov, dopo il suo matrimonio con Ines Hamza, radicalizzata della regione di Parigi, che nel gennaio 2017 tentò di raggiungere la Siria.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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