Giro: Froome è il nuovo Mister Zoncolan, ma Yates c’è

Chris Froome taglia i traguardo a San Vito al Tagliamento la tappa dello Zoncolan. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

MONTE ZONCOLAN (UDINE). – Lo Zoncolan è un colosso che incute timore ed esige rispetto. Appuntito e severo, domina la Carnia, divenendo il primo, autentico spartiacque del Giro d’Italia più spirituale di sempre. Per scalarlo occorre indossare il karma più adatto, quello della fatica e della sofferenza, attraverso le quali si può accedere al bene. Che per Chris Froome, più forte di tutti sul ‘Kaiser’, può anche significare qualcosa. O forse solo benessere dopo il supplizio.

Il keniano bianco ha sfidato la brutalità dello Zoncolan e, dopo essersi fatto trainare nei primi chilometri della salita della verità dal compagno Poels, ha concesso al pubblico – meno numeroso del solito, perché forse un Nibali in più avrebbe fatto da polo d’attrazione – la frullata vincente, prendendo le distanze da tutti. Anche la maglia rosa di Simon Yates che nel finale ha provato a riacciuffarlo, andando anche fuori giri, rischiando forse più del dovuto, si è dovuto questa volta accontentare di un secondo posto comunque pesantissimo. Anche perché, l’inseguimento all’inarrestabile Froome gli ha permesso di infliggere altri 35″ (abbuono compreso) a Dumoulin. In un battibaleno il Giro d’Italia è diventato degli inglesi.

La battaglia si scatena a circa 7 chilometri dalla vetta finale, dopo che Igor Anton affianca il fuggitivo Conti, passa un altro chilometro e si staccano Aru e Formolo, il futuro (sfumato) del ciclismo italiano nelle corse a tappe. Il ritardo da Froome per entrambi sarà di 2’23”. Una sconfitta in piena regola, senza attenuanti, che verrà analizzata nel tentativo di risalire alle cause. Dalle precedenti salite erano arrivati segnali negativi per i due azzurri, sullo Zoncolan si è avuta la conferma che il Giro potranno magari vincerlo l’anno prossimo. O forse no.

L’azione di Froome, dopo che il compagno Pouls gli ha fatto strada, provoca piccoli sfracelli in termini di distacchi: perdono terreno Lopez, Carapaz, Pinot e, soprattutto, Dumoulin che ha tuttavia il pregio di non farsi prendere dal panico e di procedere col proprio passo da cronoman di provata esperienza. Il tempo in testa e nelle gambe, l’andatura costante, permettono all’olandese volante di non perdere tantissimo. Che, in termini pratici, può voler dire scucire di dosso la maglia rosa a Yates nella cronometro di martedì fra Trento e Rovereto, nell’altra tappa spartiacque della corsa.

Quel giorno, un Dumoulin in forma, lucido e determinato, può scavare un solco fra sè e il resto della comitiva. Solo Froome dovrebbe resistergli, anche se fino a un certo punto. Difficile lo faccia Domenico Pozzovivo che oggi, con un finale strepitoso, è riuscito a piazzarsi al terzo posto nell’ordine d’arrivo, alle spalle dei due marziani dello Zoncolan, Froome e Yates.

Il primo posto fra i comuni mortali rende merito al ragazzo di Lucania che adesso può concretamente ambire al podio di Roma. ‘Pozzo’ ha dimostrato di andare bene anche a cronometro, se vuole: lo ha fatto a Gerusalemme, dove si piazzò decimo a 27″ dal vincitore Dumoulin, lo ha fatto anche alla Vuelta, prendendosi un terzo posto alle spalle di Tony Martin e Fabian Cancellare. Non proprio due qualunque nelle sfide contro il tempo.

Pozzovivo è l’orgoglio italiano di questo Giro, nel quale finora tutti gli azzurri hanno deluso le attese. Il piccolo scalatore della Bahrain-Merida si è sempre mantenuto nelle posizioni di vertice e, nelle prossime tappe in salita, non solo può prendersi un successo parziale, ma ritagliarsi anche un posto fra i primi tre. Anche questa è una vittoria.

(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)

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