Pd unito da opposizione, ma ultrà invocano scissione

Telecamere nella sala stampa della sede del Pd. Sullo sfondo il logo del partito. Primarie
Telecamere nella sala stampa della sede del Pd. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Si prepara a fare un’opposizione battagliera al governo giallo-verde, il Partito democratico. E lo dimostra con commenti di fuoco di tutte le aree del partito a scelte come quella di Giuseppe Conte, un candidato premier già in partenza “degradato a ruolo di portavoce”.

Ma nell’immediato, nel giorno in cui il voto in Valle d’Aosta segna un magrissimo 5,5%, i Dem temono la ‘tenaglia’ M5s-Lega alle amministrative di giugno: l’alleanza di governo – osservano – rischia di diventare nei Comuni un’intesa di fatto, con travaso di elettori, a partire da Siena e Vicenza, dove M5s non ha suoi candidati. E’ però anche interno, in queste ore, lo spauracchio dei Dem.

Le profonde divisioni dell’assemblea nazionale di sabato sembrano aver disorientato la base ed esacerbato gli animi. “Lo sconforto è contagioso, la situazione è al limite”, commenta un dirigente. E la scissione, smentita con nettezza dall’entourage di Matteo Renzi, compare nei messaggi dei militanti “pasdaran”, che invitano l’ex segretario a tornare in campo e lanciare, alla prossima Leopolda: “E’ l’ora. Scissione. Creazione di un movimento autenticamente liberal”; “Meglio allontanarsi da una casa che qualcuno vuol bruciare”.

Andrea Orlando agita il sospetto che Renzi, spinto da una parte dei suoi, possa immaginare una saldatura con Fi: sarebbe “velleitario” e “sbagliato”. “E’ fantapolitica, Orlando alimenta tensioni, non è assolutamente un’ipotesi in campo”, replicano i renziani. Ma Sandro Gozi, che da tempo tesse le fila del dialogo con En Marche di Emmanuel Macron, afferma: “Dovremmo capire se questa nuova opposizione e queste nuove politiche richiederanno forse nuovi contenitori”.

Il reggente Maurizio Martina lavora, spiega chi gli è vicino, per tenere uniti i Dem e parlare ai cittadini: partirà domani da Napoli, Amatrice e Milano, per poi fare tappa in Sicilia. Ma nel partito si continua a litigare. Il ministro Carlo Calenda, che in giornata incontra al ministero, per la firma di un accordo, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, invoca Paolo Gentiloni come “riferimento”, chiede una “grande segreteria costituente” e attacca su twitter chi, come Andrea Orlando si augura che il partito sia finalmente “contendibile” a Renzi. Ma Orlando tiene il punto: “Se bene impostato il congresso è destinato a cambiare gli schieramenti”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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