Ancelotti a Napoli, alla ricerca di un nuovo regno

Carlo Ancelotti in tuta bianca, con il suo assistente Willy Sagnol mentre dirige l'allenamento del Bayern Munich.
Carlo Ancelotti, con il suo assistente Willy Sagnol mentre dirige l'allenamento del Bayern Munich. (ANSA/AP Photo/Matthias Schrader, file)

ROMA. – Otto mesi alla finestra, a osservare, valutare, studiare, a rinunciare – come nel caso della Nazionale – poi l’incontro con Aurelio de Laurentiis ed il sì al progetto Napoli del dopo Sarri. Il curriculum di Carlo Ancelotti è autentico ed è ricco, ricchissimo di successi tanto da farne il ‘re Mida’ degli allenatori. L’unica ‘macchia’ in carriera è quell’esonero dal Bayern Monaco per ‘prestazioni non all’altezza’ della squadra lo scorso settembre, anche se il tecnico di Reggiolo era già stato esonerato – ma a stagione conclusa – da altri big team, Juventus, Chelsea e Real Madrid.

Soprannominato ‘Carlo Magno’ per la capacità di unire l’Europa del calcio Carletto Ancelotti è partito dalla provincia profonda dell’Italia. Ed oggi vanta un palmares ricchissimo: è uno dei cinque allenatori – con Happel, Ivic, Mourinho e Trapattoni – ad aver vinto un titolo in quattro campionati diversi (Italia, Inghilterra, Francia, Germania).

Grande da giocatore, vincente da allenatore, empatico con giocatori e tifosi anche per i suoi modi schietti e la simpatica fama di gran mangiatore, Ancelotti, a 59 anni, affronta una situazione nuova, riparte dall’Italia, da quel Napoli forgiato dal ‘comandante’ Maurizio Sarri e votato alla bellezza assoluta ma senza vittorie.

Dopo una lunga e ricchissima carriera da giocatore tra la Roma dove fu voluto appena 18enne da Nils Liedholm – e il Milan – fu uno dei grandi protagonisti della squadra dei record di Arrigo Sacchi – Ancelotti ha espresso forse il meglio di sé dalla panchina, entrando nell’elite dei tecnici più vincenti di sempre, soprattutto vincendo ovunque.

L’ha fatto in Italia col Milan, in Inghilterra col Chelsea (vincendo Premier e FA Cup), in Francia col Psg (Ligue1), in Spagna col Real (oltre all’agognata Champions, ha vinto anche una Coppa del Re) e in Germania (uno scudetto in Bundesliga e due Supercoppe di Germania).

Una carriera cominciata come vice di Sacchi in nazionale nel 1992. Nel 1995 passò alla Reggiana, la squadra della sua città, in Serie B, dove conquistò il quarto posto e la promozione in Serie A. Ma quello fu solo il primo sigillo di una carriera straordinaria: l’anno successivo passò al Parma e nei due anni in Emilia ottiene al primo anno uno storico secondo posto con qualificazione ai preliminari di Champions e, all’anno seguente, un quinto posto che vale la qualificazione alla Coppa Uefa.

Era il momento del salto di qualità e della panchina della Juventus dove approdò nel febbraio 1999, subentrando in corsa a Marcello Lippi. I suoi due anni in bianconero furono in chiaro scuro e vengono ricordati per la sconfitta all’ultima giornata a Perugia che valsero il sorpasso, e lo scudetto, della Lazio e per un altro secondo posto, l’anno successivo, dietro alla Roma.

Nel novembre 2001 arrivò sulla panchina del Milan per sostituire l’esonerato Terim. L”inizio di una striscia vincente che regalò al club rossonero titoli su titoli e, soprattutto, due Champions. Che è poi l’altro territorio di caccia dell’Ancelotti vincente: è uno dei pochi ad averla vinta sia da giocatore che da allenatore, come tra gli altri è riuscito a Guardiola, Zidane o Crujyff.

Nel 2009 finì il matrimonio col Milan e cominciò il Tour d’Europa dove Ancelotti ha tappe, gran premi, volate e una marea di titoli. Come solo i ‘grandi’ sanno fare. E ora la caccia a un nuovo regno anche a Napoli.

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