Giuristi: “Dal Colle atto inedito dopo interferenze”

Porta semiaperta della stanza del Quirinale in cui di tengono lr consultazioni tra il presidente Mattarella e Giuseppe Conte.
Porta della stanza del Quirinale delle udienze. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – “C’è una formalità nella politica: se grido su stampa e tv che voglio una certa persona, si produce un’interferenza, viene violata, in questa forma così gridata, quella che i moderni costituzionalisti chiamano democrazia del pubblico: nel momento in cui tifo per una soluzione, grido un suggerimento, quando invece serve piena autonomia, c’è una turbativa rispetto al pubblico, che in questo caso sono gli italiani. E’ un’interferenza anomala, mentre servirebbe uno svolgimento normale delle funzioni autonome del Presidente del Consiglio”.

E’ l’analisi del costituzionalista Andrea Manzella, direttore del Centro di studi sul Parlamento della Luiss, dopo la posizione espressa dal Quirinale sulla “inammissibilità di diktat” nei confronti del premier incaricato Giuseppe Conte. Al centro c’è il nodo di Paolo Savona al ministero dell’Economia: su di lui Lega e M5S non mollano, ma i dubbi del Colle, legati alle sue posizioni critiche su euro e Ue, restano.

Il Presidente della Repubblica può non nominare un ministro proposto dal premier? “Certamente”, risponde Manzella, citando l’art. 92 della Costituzione. Ma il giurista richiama anche l’art. 95, secondo cui il premier “promuove l’attività dei ministri. Questa parola, ‘promuove’, assegna un ruolo ‘imprenditoriale’ al capo del governo, implica un’attività di iniziativa sull’Esecutivo. E’ evidente che imposizioni sul Presidente del Consiglio sono in contrasto” con questo profilo.

Sulla stessa linea Gianluigi Pellegrino, esperto di diritto costituzionale e amministrativo: “La dichiarazione del Quirinale – osserva – è inedita e sintomo di una situazione grave. La questione di fondo è: il Presidente della Repubblica ha di fronte a sé, nel premier, un uomo libero? Sempre le composizioni dei governi sono state influenzate dalla volontà dei partiti. Ma il rispetto della forma e della libertà del premier incaricato rispetto ai partiti, dà senso alla dialettica tra lui e il Capo dello Stato. E se quest’ultimo gli muove osservazioni sulla proposta di qualche ministro, deve sapere di avere di fronte una persona libera”.

Altrimenti il rischio è quello di “creare una frizione, e questo mette il Capo dello Stato nella posizione di dover accettare o fare dei diktat. La Costituzione, invece, prevede un’area intermedia, sfumata, di concerto, per cui uno propone e l’altro nomina i ministri”.

“Sul nome di un ministro il Quirinale deve poter opporre argomenti di merito e sentirsi dare risposte di merito. Conte ha detto che l’adesione dell’Italia in Europa non è in discussione, quindi le sue scelte devono essere coerenti con tale indirizzo e lui deve poter rispondere nel merito a qualsiasi obiezione su un singolo nome, non in base a qualche a priori”.

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