Francesco Giavazzi: “Con il taglio del rating si apre scenario greco”

Il simbolo di Moods sulla facciata della torre, sede dell'istituzione.
Il simbolo di Moods sulla facciata della torre, sede dell'istituzione. (REUTERS/Mike Segar)

MILANO. – Le tensioni sui Btp a cui stiamo assistendo potrebbero non essere ancora niente. Dopo la presentazione del programma di governo, infatti, arriverà il giudizio delle agenzie di rating (Fitch, Moody’s e S&P). E nel caso in cui tagliassero il merito di credito sotto l’investment grade il nostro Paese, gravato da 2.300 miliardi di debito pubblico, rischia di fare i conti con “la chiusura del mercato” ai Btp e l’aprirsi di “uno scenario greco”.

“Sono molto preoccupato, corriamo seri rischi” spiega all’ANSA il professore di economia politica della Bocconi, Francesco Giavazzi. “Nello spread – spiega – c’è una ‘non linearità’: fino a un certo punto si muove tranquillamente, aumenta di 10-20 punti base. Poi ad un certo punto si impenna, non di 20 punti, ma di 200 o 300. E quello che lo può far impennare è una notizia negativa e la notizia negativa che potrebbe arrivare a breve è un abbassamento del rating del debito pubblico italiano”.

Giavazzi ricorda le stime di spesa legate al ‘contratto di governo’ di Lega e M5S. “A regime 80 miliardi l’anno” l’equivalente di “quattro punti percentuali” in più di deficit che “invece che scendere lentamente verso quota 125%, come scritto nel Def”, salirebbe a rotta di collo. Con questi numeri, secondo l’economista, è impossibile evitare la scure delle agenzie di rating. “Siamo due gradini sopra l’investment grade. Se lo perdiamo la Bce non può più comprare il nostro debito e accettarlo come collaterale dalle banche per finanziarsi”.

Per Giavazzi lo scenario più probabile è quel del taglio di un solo gradino (tripla BBB con outlook stabile per S&P e Fitch, Baa2 con outlook negativo per Moody’s) dopo la presentazione del programma di governo “già la prossima settimana”.

“Si tratta di vedere se il taglio del rating farà rinsavire il governo, e a quel punto restiamo lì con lo spread a 200, o se invece proseguiamo sulla strada” tracciata dal contratto, rischiando di andare incontro al declassamento a spazzatura.

Se ciò dovesse accadere “il problema non sarebbe tanto il costo del rifinanziamento” ma “il fatto che non ci sarebbe più mercato per i nostri titoli di Stato”.

L’ombrello della Qe si chiuderebbe, 200 miliardi di Btp usati dalle banche come collaterale verrebbero trasferiti alla Banca d’Italia e per il nostro Paese e le sue banche potrebbe diventare estremamente difficile rifinanziarsi. Come in Grecia si potrebbe dover attingere all’Ela, la linea di credito emergenziale della Bce.

“Quello – spiega Giavazzi – è il momento in cui la crisi ha svoltato. E’ il segnale che si è arrivati alla frutta. Sarebbe un disastro”.

(di Paolo Algisi/ANSA)

Lascia un commento