Ue propone fondo da trenta miliardi per i Paesi in crisi

Il commissario per l'Euro, Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici.
Il commissario per l'Euro, Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici.

BRUXELLES. – Per non farsi trovare impreparata nel caso in cui arrivi una nuova crisi, l’Europa ha proposto di dar vita ad un fondo che aiuterà i Paesi dell’Eurozona colpiti da uno shock economico improvviso a mantenere in piedi gli investimenti pubblici necessari a contrastare la recessione.

Il fondo non è molto ampio, ha una dotazione di appena 30 miliardi di euro, che saranno concessi sotto forma di prestiti, quindi da restituire. E per accedervi, i Paesi dovranno avere i conti in ordine, ovvero aver rispettato negli ultimi due anni tutte le regole del Patto di Stabilità. Non si tratta quindi dell’atteso passo verso la condivisione delle risorse né verso un vero bilancio dell’Eurozona auspicato da Macron.

“Non c’era appetito, ma non vuol dire che ci siamo arresi”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. L’idea del fondo di stabilizzazione degli investimenti nasce dalla consapevolezza che in caso di ‘shock asimmetrici’ i Paesi dell’Eurozona non possono reagire con la politica monetaria, che è centralizzata, dunque i loro bilanci finiscono immediatamente sotto pressione.

L’ultima crisi ha insegnato che i primi a farne le spese, cioè ad essere tagliati, sono proprio gli investimenti pubblici, con effetti molto pesanti sulla crescita. “Sostenerli aiuterà gli Stati ad assorbire gli shock e facilitare la ripresa”, scrive la Commissione. Ovviamente, per non allarmare la Germania, la Commissione ha previsto di “minimizzare il rischio di ‘azzardo morale'”, e quindi “gli Stati dovranno rispettare stringenti criteri di eleggibilità basati su solide politiche finanziarie e macroeconomiche”.

Ovvero, i conti pubblici dovranno essere perfettamente in linea con le regole Ue. “I prestiti vanno restituiti”, il fondo che proponiamo “non è un’embrione di Unione che trasferisce risorse”, si è affrettato a precisare Moscovici, per il quale è comunque un successo perché “è la prima volta che viene messo in piedi uno strumento per la solidarietà nell’Eurozona”.

Per determinare se un Paese è davvero colpito da shock asimmetrico si guarderà a quanto è salito il tasso di disoccupazione rispetto alla media degli ultimi anni. Bruxelles propone poi di creare anche un altro strumento per aiutare le economie: un programma di sostegno alle riforme strutturali dotato di 22 miliardi di euro, provenienti dal bilancio Ue e condizionati all’attuazione delle ‘raccomandazioni specifiche’ che ogni anno la Commissione indirizza ai Paesi.

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