ROMA. – “Hai presente un’ambulanza che fa un soccorso e poi quando si trova sulla tangenziale gli viene detto di fermarsi perché non si sa dove portare i pazienti? Ecco, ci sentiamo così”.
Alessandro Porro, alla terza missione con Sos Mediterranee, risponde al telefono con la voce calma anche se, vista dal mare, la situazione a bordo dell’Aquarius è tutt’altro che risolta: la nave continua a oscillare da est ad ovest a due nodi l’ora in un limbo tra l’Italia e Malta, Roma non ha ancora dato all’equipaggio una comunicazione ufficiale su dove andare e Valencia, che dista 4 giorni di viaggio, non è certo la soluzione ideale per 629 persone che sono in mare da giorni, esauste ed impaurite.
E la conferma arriva in serata quando Anelise Borges, la giornalista di Euronews a bordo della nave, twitta tutte le preoccupazioni dell’equipaggio. “Allo stato attuale Aquarius non può andare in Spagna. Non è sicuro – dicono i membri del team di Sos Mediterranee – per la nave, per l’equipaggio e per le persone soccorse. Inoltre il tempo sta peggiorando, sarebbe un rischio per tutti”.
Eppure la mattina a bordo era cominciata con il canto di speranza delle donne che ringraziavano il signore per aver loro salvato la vita. Una nenia lenta e continua nonostante il sole. “Ho visto dove sono le donne – ha scritto su Twitter Anelis Borges, giornalista di Euronews che è a bordo della nave – fa un caldo insopportabile ma almeno sono all’ombra”.
In tanti, invece, hanno dormito per buona parte della giornata, stesi sul ponte di coperta dove i volontari di Sos Mediterranee e Msf hanno messo i giubbotti salvagente più vecchi per creare una sorta di materasso e tenerli così lontano dall’acciaio rovente. Uomini, donne e bambini che hanno già dovuto subire violenze ripetute in Libia.
“E’ certo che hanno avuto poco o nessun accesso alle cure mediche durante la loro detenzione” sottolinea il medico di Msf a bordo, David Beversluis, ricordando che per molti di loro presentano “ustioni provocate dalla miscela di benzina e acqua di mare”. Fortunatamente nessuno di loro, al momento, necessita di un’evacuazione medica ma è evidente che, dice chiaro Msf, serve con “urgenza una rapida soluzione”: “la situazione al momento è stabile ma gli inutili ritardi stanno mettendo a rischio le persone vulnerabili”.
Vale a dire 88 donne, di cui 7 incinte, e 123 minori, di cui 11 ragazzini. E’ probabile che molti di loro vengano alla fine fatti approdare in Italia, ma al momento restano ancora a bordo. E la tensione sale, come dimostra quel che è accaduto nel pomeriggio, quando i migranti hanno cominciato a chiedere spiegazioni su quale fosse la destinazione finale visto che era ormai evidente a tutti che la nave girava in tondo: uno di loro, un uomo, ha tentato di buttarsi in acqua, per timore che lo volessero riportare in Libia.
Su questo, almeno su questo, i volontari delle Ong hanno potuto dare rassicurazioni “non tornerete mai indietro, state tranquilli”. L’unica buona notizia a bordo della nave è arrivata nel tardo pomeriggio: “una nave maltese – racconta ancora Porro – si sta avvicinando con cibo e acqua”. Ha lasciato a bordo scatole di spaghetti, biscotti e 950 bottiglie di acqua. “Ma questo non risolve il problema – continua il volontario – Valencia dista 700 miglia il che vuol dire che, alla nostra velocità, impiegheremo 3-4 giorni per arrivare, ci troveremmo in una situazione difficile. Inoltre, stando al diritto internazionale, Valencia non è il porto sicuro più vicino”.
E quindi? “E quindi chi ha ingaggiato il braccio di ferro la smetta”. Al momento non è così. E l’Aquarius naviga ancora a 2 nodi nel mare di nessuno. Con il suo carico di disperati. “E’ la politica che sbaglia – è ancora Porro – Vogliamo ringraziare la Marina Militare e la Guardia Costiera che hanno operato con noi sabato. Perché tra gente che sta in mare ci si capisce: abbiamo tutti lo stesso obiettivo, salvare vite umane”.
(di Matteo Guidelli/ANSA)