Manovali come schiavi, arrestati “padroni” a Marsala

Polizia interviene: manovali agricoli trattati come schiavi
Caporalato: albanese sfruttava connazionali, arrestato da Ps (ANSA)

MARSALA (TRAPANI). – Manovali agricoli trattati come schiavi da una punta all’altra della Sicilia. Nelle campagne tra Marsala e Mazara i rapporti tra datore di lavoro e dipendente erano come nel Medioevo: lavoratori pagati 3 euro l’ora, pane duro a pranzo e a cena, sfruttamento anche 12 ore al giorno.

I due agricoltori di Marsala, padre e figlio, rispettivamente di 68 e 35 anni, arrestati dalla polizia di Stato e sottoposti ai domiciliari su ordine del Gip con l’accusa di sfruttamento della manodopera aggravato e in concorso, si facevano chiamare “padrone”, e agli immigrati, regolari o clandestini, avevano assegnato i nomi dei giorni della settimana, come il “Venerdì” di “Robinson Crusoe”, di Daniel Defoe.

Il Giudice ha disposto anche il sequestro preventivo di due vigneti e di un oliveto degli arrestati, dove gli immigrati lavoravano. Le indagini della squadra mobile, coordinate dalla Procura di Marsala, sono durate sei mesi e hanno accertato che i due sfruttavano gli immigrati facendoli lavorare non solo nelle loro aziende, ma anche mettendoli a disposizione di altri agricoltori del comprensorio. Quasi ogni mattina andavano a prelevarli con le loro macchine e li portavano nei campi per fare la vendemmia, la raccolta delle olive, della frutta e della verdura.

Sono state le intercettazioni e le telecamere installate dagli investigatori a inchiodare i due. A Vittoria (Rg), zona di serre ortofrutticole, la Polizia invece ha arrestato un imprenditore agricolo albanese di 34 anni, Auglent Lalollari, per sfruttamento di sei connazionali. Per lo stesso reato è stato denunciato il padre.

I braccianti, secondo quanto emerso dalle indagini, erano pagati pochi euro l’ora, e soltanto i giorni in cui lavoravano, ed erano costretti dallo stato di bisogno ad accettare ogni trattamento da parte del titolare, anche quello di vivere in fogne a cielo aperto: i servizi igienici delle strutture in cui abitavano non erano collegati alla rete fognaria e i liquami venivano dispersi a cielo aperto nella parte retrostante.

Al lavoro nei campi c’era anche una donna incinta intenta a estirpare le melanzane in una serra con una temperatura di 40 gradi. La polizia ha scoperto anche un allaccio abusivo alla rete elettrica, che è stato rimosso da tecnici dell’Enel. Per questo l’imprenditore è stato denunciato anche per ricettazione e furto di energia elettrica.

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