Borse respirano dopo paura dazi, ma Orso colpisce Cina

Segnale di Divieto d'accesso sulla Piazza degli Affari. Orso
Piazza degli Affari: lo spettro del bear market

MILANO. – Dopo il ‘lunedì nero’ causato dalla guerra dei dazi, i mercati hanno respirato: le Borse europee e anche Wall street si sono mosse attorno alla parità, euro e dollaro si mantengono calmi, anche Piazza Affari segna un piccolo rialzo nonostante resti la tensione sui titoli di Stato italiani, con le aste del mercato primario che segnano continui aumenti dei rendimenti dei prodotti ‘made in Italy’.

Ma qualcuno sta pagando più di altri la prospettiva di un lungo braccio di ferro commerciale planetario: la Borsa di Shanghai è infatti entrata in ‘bear market’, cioè in una fase di brusca correzione avendo perso oltre il 20% del suo valore dai massimi di gennaio. Il calo della seconda giornata della settimana è stato minimo (-0,5%), ma sufficiente a far superare questa soglia tecnica.

L’attenzione degli operatori appare rivolta al prossimo Consiglio europeo e alla pubblicazione del bollettino economico della Bce, ma intanto prosegue la pressione sui bond italiani. E’ infatti salito allo 0,917% il tasso dei Ctz nell’asta da 1,75 miliardi con scadenza marzo 2020, per un aumento rispetto all’asta di maggio, quando si era fermato allo 0,35%, di 57 punti base, pur tra forti richieste.

Immediate le ripercussioni sul mercato secondario dei titoli di Stato, dove il Btp a dieci anni ha chiuso la giornata con uno spread rispetto al Bund tedesco di 254 punti dopo aver superato in corso di giornata quota 260. Il rendimento è al 2,88%, lontano dal massimo recente di 3,13% di fine maggio, ma comunque in aumento del 13% nelle ultime quattro sedute.

Piazza Affari ha tenuto salendo di un modesto 0,3%, in linea con Londra e facendo meglio di Parigi e Francoforte, ma il clima resta nervoso e qualche debolezza si manifesta. In particolare su Tim, che ha chiuso in calo di quasi il 3% ai minimi dagli ultimi due anni. Sugli stessi livelli Mps che si muove non lontana dal minimo storico di fine maggio, mentre si è mostrata forte Fca, che ha concluso in rialzo del 2,8% sul rimbalzo dei titoli dell’auto in tutto il Vecchio continente e anche sui progetti d’investimento in America latina.

E a sostenere i mercati, per assurdo, anche un effetto collaterale della guerra dei dazi: il prezzo del petrolio sta ripartendo, con forti acquisti nelle ultime ore sulle previsioni di una stretta statunitense alle esportazioni dell’Iran.

(di Alfonso Neri/ANSA)

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