Russia 2018, Arena Kazan: il cimitero delle big!

Una veduta della Kazan Arena
La Kazan Arena è diventato una sorta di cimitero per le big del mondiale

CARACAS – Nel mese d’ottobre del 1551, il Kanato di Kazan si doveva arredere all’esercito mosovita che era comandato da Iván il Terribile. Quasi cinque secoli dopo, la capitale della Repubblica del Tartaristán sarà ricordada non solo per il suo patrimonio culturale e gastronomico, ma anche il suo recinto sportivo più famoso: la Kazan Arena.

Questa città fondata nel 1005, anzi il loro stadio, ha portato “jella” ad alcune delle candidate alla vittoria finale. Se non ci credete chiedetelo a Robert Lewandowski, Thomas Müller, Lionel Messi e Neymar. Per questo motivo, la Kazan Arena é stata ribattezzata dagli esperti in materia come il Cimitero delle  Big. Va ricordato Germania, Argentina e Brasile hanno conquistato 11 dei 20 mondiali disputati fino ad oggi.

Il polacco Lewandoski ha salutato il mondiale al primo turno.

Nel stadio che ospiterà le gare interne del Rubin Kazan, la prima vittima illustre è stata la Polonia, che non ha certamente il blasone di altre big che hanno lasciato la pelle qui, ma aveva discrete ambizioni alla vittoria finale e che nella propria storia vanta anche un terzo e quarto posto nel 1974 e nel 1982. E la nazionale polacca a Kazan dopo aver perso contro la Colombia è matematicamente uscita da Russia 2018 dopo appena due gare disputate.

Il centrocampista tedesco Toni Kroos. (AFP Getty Images)

Ad ingrossare la lista nera della Kazan Arena è stata la Germania. Il 27 giugno ai panzer bastava battere con due gol di scarto la modesta Corea del Sud per timbrare il biglietto agli ottavi. Ma, è successo l’esatto contrario. Kim Younggwon e Son Heungmin hanno sconfitto i campioni del mondo 2014. I panzer ricorderanno il mondiale Russia 2018 per due motivi, entrambi negativi: la maledizione dei campioni e la lista nera del cimitero dei giganti della Kazan Arena.

Sul terreno di gioco Tataro è uscita pure l’Argentina, sconfitta negli ottavi di finale per 4-3 dalla Francia, quel giorno ispirata da un indiavolato Mbappé. Con quel ko sono svaniti i sogni di gloria dell’albiceleste di Leo Messi e di un paese intero che da oltre trent’anni aspetta di vincere il trofeo più importante e che da venticinque anni non conquista nulla (quando, nel 1993 in Ecuador, grazie ad una doppietta di Gabriel Batistuta vinsero l’ultima Coppa America).

Nella gara che ha calato il sipario sulla Kazan Arena c’è stato un’altro colpo grosso: il Belgio che batte 2-1 il Brasile. Per gli amanti de riti scaramantici possiamo dirvi che la rete che ha sbloccato il risultato è arrivata al 13esimo frutto di una deviazione in propria porta del brasialiano Fernandinho, che indossava la maglietta numero 17 e se vogliamo mettere la ciliegina sulla torta la gara si è disputata di venerdì.

L’unico campione che non ha ingrossato questa lista delle big è stato Cristiano Ronaldo con il suo Portogallo. Anche se i lusitani hanno salutato lo stesso il mondiale.

Sul trono di Russia salirà un nuovo re o almeno uno che è salito soltanto una volta. Per scoprire chi tra Francia-Belgio o Croazia-Inghilterra avrà l’onore di cucirsi la stella sul petto dovremo attendere una settimana. Giorno in cui vedremo alzare al cielo il trofeo di Gazzaniga dal nuovo campione nella splendida cornice dello stadio Luzniky di Mosca.

(di Fioravante De Simone)

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