Il giudice gli riduce il debito e lo diluisce in trent’anni

Alcune banconote da 50 Euro in mano a un cassiere di una banca.
Alcune banconote da 50 Euro in mano a un cassiere di una banca. ANSA/LUCA ZENNARO

MILANO.- Si è visto ridurre un debito da 240mila euro, contratto per l’acquisto di una casa con l’Inps e quattro finanziarie, a 160mila euro ma, soprattutto, su decisione del giudice di Parma Pietro Rogato, avrà 30 anni per pagarlo in rate da poco più di 300 euro al mese. L’uomo, assistito dagli avvocati Claudio Defilippi e Lorenza Squeri, si è visto infatti approvare il cosiddetto “piano di rientro del consumatore” sulla scorta della Legge del 27 gennaio del 2012 sul sovraindebitamento e, secondo l’avvocato Defilippi, “è finalmente tornato a vivere”.

Per il legale la decisione costituisce “un precedente rilevantissimo” per quei debitori che si trovano nelle stesse condizioni. Il giudice, oltre a ridurre di 80mila euro il debito, ha deciso che l’88 per cento della somma, sempre in 30 anni, vada all’Inps in quanto creditore privilegiato, e alle finanziarie il restante 12 per cento, percentuale che secondo il magistrato sarebbe potuta scendere fino al 5 per cento, il minimo previsto dalla legge. L’uomo, che ha uno stipendio di 24.000 euro annui, avrà salva la casa.

Ora, fino “all’estinzione del mutuo per l’acquisto della prima abitazione acceso presso Inps, con scadenza 2048 – scrive il giudice nel provvedimento – proseguirà con il pagamento di ulteriori 300 rate mensili di 385,13 euro cadauna comprensive di interessi calcolati al tasso fisso del’1,25%”.

Lo stesso giudice, l’11 maggio aveva disposto la “sospensione immediata delle procedure esecutive in essere o future sul patrimonio immobiliare e mobiliare” del debitore e le cessioni del quinto dello stipendio effettuate a favore delle finanziarie.

L’avvocato Defilippi ritiene che la decisione del magistrato “cambi radicalmente il rapporto tra debitore e creditore” e sottolinea come, invece, in numerosi altri tribunali italiani la legge sul sovraindebitamento non sia applicata allo stesso modo o non sia applicata “affatto”.

“Si viene rimandati a un Organismo di professionisti – spiega il legale – mentre esiste una sentenza del giudice di Forlì la quale indica come strada maestra che il piano debba essere esaminato da un giudice: si tratta di una mancanza di uniformità nell’interpretazione della legge inaccettabile”.

(di Stefano Rottigni/ANSA)

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